Archiviata immediatamente l’improbabile ipotesi di una cordata guidata da Enzo Campione della concessionaria pubblicitaria Radio&Reti e composta da questa ultima, da Radio Italia SMI (Volanti)e da Kiss Kiss (famiglia Niespolo), emittenti del resto partecipate da Radio&Reti, per acquisire da RCS l’emittente nazionale Play Radio, alla quale pochi o nessuno aveva creduto, ieri è stata ufficializzato il closing dell’operazione tra il primo gruppo editoriale italiano della carta stampata e la holding della famiglia Hazan, storico player del medium radiofonico nel nostro paese.
Come abbiamo più volte fatto notare, quello di Alberto Hazan è un colpo da maestro, destinato certamente a mutare i delicati equilibri del settore radiofonico italiano; ma anche per RCS, a dispetto dei detrattori, quella conclusa non è un’operazione da poco: si tratta di un’azione finanziario-editoriale di alta strategia, che ha ribaltato un insuccesso in un’entrata dalla porta principale nel settore radiofonico (quindi conseguendo quella ambita e concreta multimedialità commerciale che il mercato finanziario esigeva da tempo dal gruppo del Corriere della Sera).
Ricapitolando: RCS Broadcast, titolare della concessione nazionale Play Radio (ex RIN, Italia Network), dell’agenzia di informazione radiofonica AGR e della syndication CNR (che non è titolare di emittenti locali, come qualcuno ha erroneamente sostenuto, ma è un semplice content provider analogico) costituisce l’asset radiofonico di RCS Mediagroup; Finelco è, invece, il controllore di Radio Studio 105 (titolare della concessione nazionale che abilita l’esercizio di Radio 105) e Radio Monte Carlo Italia (titolare dell’autorizzazione alla ripetizione del programma estero omonimo in ambito nazionale, equiparata ex lege a concessione nazionale).
Perfezionando la lettera d’intenti del dicembre 2006, Finelco e RCS hanno, previa puntuale due diligence, stabilito che RCS Broadcast provvederà allo scorporo delle attività di AGR e CNR e quindi verrà conferita in Finelco, ricevendo quale corrispettivo una quota del 34,6% in capo a RCS Mg. Questa ultima, peraltro, sottoscriverà coi soci di Finelco un patto parasociale quinquennale, in base al quale ad Alberto Hazan sarà demandata la gestione editoriale. I patti prevedrebbero poi regole di governance a tutela di RCS e delle opzioni di put dei soci di Finelco, durante il quarto anno successivo all’entrata in vigore dell’accordo, nonché altri negozi di put e call in caso di stallo e, durante il quinto anno, nel caso di mancato accordo per il rinnovo degli accordi parasociali.
A questo punto, i giochi si spostano sul futuro di Play Radio, la cui concessionaria pubblicitaria di riferimento è già da qualche mese NoveNove, la macchina da guerra commerciale della famiglia Hazan, considerata tra le organizzazioni di raccolta di inserzioni radiofoniche più efficienti sul mercato. Data per scontata l’attuazione di proficue sinergie tecniche per ridistribuire le risorse frequenziali intergruppo (105 e RMC hanno ridondanze impiantistiche in alcune aree dove l’illuminazione di Play Radio è debole e viceversa), si cela un vero e proprio mistero sul format e sul marchio (posto che ne è probabile la variazione) della ex Radio Italia Network. Si è parlato inizialmente di veicolare sul nuovo carrier il prodotto RMC2, ma l’ipotesi è parsa subito improbabile. Qualcuno ha poi ricordato il vecchio progetto editoriale di Hazan di una radio se non “all” almeno “strong” news (fenomeno peraltro emergente), ma, anche in questo caso, l’ipotesi non pare del tutto convincente. Per quanto ci riguarda, siamo invece convinti che il grande Alberto abbia (già) nel cassetto l’idea vincente che probabilmente esporrà dopo l’estate, quando le acque saranno più calme. Quel che è certo, è che si profila un periodo di alta competitività per gli altri operatori nazionali che, per reggere il confronto con il colosso che si sta ergendo, dovranno certamente darsi da fare. Nel settore giocano, sul piano commerciale, oltre alle reti pubbliche ed alla citata Finelco, soggetti monorete come RTL 102,5 (che pure è una corazzata), RDS (alla quale i recenti ingenti investimenti effettuati in risorse frequenziali non paiono aver dato la soddisfazione che i più si aspettavano), Radio 24 (che si mostra un po’ sottotono, negli ultimi tempi) e Radio 101 (probabile radio emergente nelle prossime indagini d’ascolto, vista la potenza conseguita nella distribuzione del segnale e nella promozione), pluriconcessionari come Elemedia (titolare di Dee Jay, Capital ed m2o, recentemente oggetto di una ristrutturazione della gestione artistica e da troppi anni alle prese con difficoltà tecniche di servizio conseguenti ad una assenza di strategia definita, che l’editore forse dovrebbe definitivamente affrontare) e le citate emittenti partecipate da Radio & Reti (Kiss Kiss, oggetto di una recente brillante performance d’ascolto dopo importanti acquisizioni impiantistiche e Radio Italia, dove invece l’illuminazione è da sempre una nota più che dolente). Tutti competitori che, certamente, dovranno prepararsi a sostenere l’attacco editoriale del supergruppo di Largo Donegani.