Ha fatto molto scalpore la notizia di qualche settimana fa che ha visto come protagonista la testata americana The New York Times, dettasi pronta a portare nelle aule giudiziarie OpenAI per bloccare l’utilizzo dei propri contenuti giornalistici (senza autorizzazione, ndr) da parte di ChatGPT, in piena violazione del diritto d’autore e proprietà intellettuale.
La strategia difensiva del NYT
Così, il NYT ha adottato una strategia difensiva contro ChatGPT, bloccando l’accesso al proprio archivio digitale e aggiornando i termini di servizio, con la specifica del divieto di utilizzo dei propri contenuti per addestrare modelli di AI.
L’effetto domino del caso NYT
Come era prevedibile, questo fatto ha creato un effetto domino.
CNN, Reuters, The Washington Post, Bloomberg, ABC News, ESPN, The Atlantic, Disney
A cascata si sono uniti al NYT, seguendone il modus operandi, anche altri, molti, nomi importanti nel settore dell’editoria, e non solo. CNN, Reuters, The Washington Post, Bloomberg, ABC News, ESPN, The Atlantic e pure Disney hanno adottato misure difensive a tutela dei propri contenuti.
Stop a web crawler
In poche parole, tutti questi soggetti hanno inserito dei codici nei siti web di proprietà in grado di bloccare il web crawler di OpenAI, GPTBot; l’obiettivo comune è di impedire a questo programma automatizzato di agire indisturbato nella ricerca di informazioni contenute nei database delle redazioni.
Guerra fredda tra NYT e OpenAI
Le testate giornalistiche sono quindi in piena “guerra fredda” con OpenAI, come ha definito la CNN. Lo sviluppo tecnologico, prima, e l’avvento dell’intelligenza artificiale, ora, rappresentano una minaccia reale per la sopravvivenza degli editori. Eppure, tra trattative finite male e qualche paventata azione legale, di fatto, ancora non si è vista una azione seria e risolutiva per scongiurare il peggio.
Allarme per l’industria editoriale
“Se la questione non viene risolta, potrebbero essere inflitti danni enormi all’industria editoriale, mettendo in pericolo l’ambiente dell’informazione negli Stati Uniti e nel mondo ancora più di quanto lo sia ora”, scrive Oliver Darcy, senior media reporter per CNN.
Fonti cannibalizzate
“Non è difficile immaginare come i bot di intelligenza artificiale integrati nella ricerca, nelle app e nei dispositivi intelligenti ormai onnipresenti potrebbero mettere fuori mercato molte redazioni, ironicamente facendolo utilizzando le stesse informazioni che hanno derivato da queste ultime”.
Vuoto di fonti autorevoli e disinformazione
Andando avanti di questo passo, il rischio è che si crei “un vuoto di fonti autorevoli per addestrare i modelli di intelligenza artificiale e la disinformazione potrebbe essere trasmessa in modo autorevole da robot confusi che si nutrono di una dieta di cattive informazioni”.
Il monito di Coffey
“Se non rimane più nulla di qualità di cui nutrirsi, allora ci ritroveremo tutti con un futuro molto cupo”, ha dichiarato Danielle Coffey, presidente e CEO della News Media Alliance (organizzazione no-profit con sede in Washington D.C. che rappresenta quasi 2.000 editori negli USA).
ChatGPT concorrente diretto del NYT
Anche l’NPR (National Public Radio), che ha dato la notizia sul NYT, ha esposto gli effetti nefasti derivanti dall’utilizzo quotidiano dell’AI: “Una delle principali preoccupazioni del New York Times è che ChatGPT stia, in un certo senso, diventando un concorrente diretto del giornale creando un testo che risponda alle domande sulla base dei resoconti e degli scritti originali dello staff del giornale.
Minore attrattività della testata NYT
Se, quando qualcuno effettua una ricerca online, riceve una risposta lunga un paragrafo da uno strumento di intelligenza artificiale che rimodella i resoconti del New York Times, la necessità di visitare il sito web dell’editore diminuisce notevolmente”.
Attenzione alle killer app
Di tale situazione allarmante ne abbiamo peraltro già parlato nelle nostre pagine a proposito dell’applicazione di AI generativa SGE (Search Generative Experience) lanciata in forma sperimentale lo scorso 16 agosto.
NYT caso promotore contro AI, ma non tutti sono d’accordo
Ma l’intelligenza artificiale fin dal suo esordio ha creato una spaccatura sociale e culturale. Se da una parte si ritrovano le grandi testate giornalistiche (e non solo) di rilevanza internazionale che portano avanti la loro battaglia contro ChatGPT e sistemi simili, dall’altra parte, vi sono realtà che, invece, sembrano apprezzarne l’utilizzo.
Il cambio di rotta delle scuole americane
Alcuni istituti scolastici negli Stati Uniti d’America (come il Walla Walla High School, ad esempio) hanno fatto marcia indietro.
Accesso libero a ChatGPT
Che piaccia o no, l’AI è la nuova realtà
“Voglio che gli studenti imparino a usarlo. Cresceranno in un mondo in cui questa è la norma“, ha dichiarato al NYT un’insegnante della scuola media.
Eredità
“Il mondo che i nostri figli erediteranno sarà pieno di intelligenza artificiale e dobbiamo assicurarci che siano ben attrezzati per questo, sia i vantaggi che gli svantaggi“, ha affermato il sovrintendente delle scuole pubbliche di Walla Walla, Wade Smith, “mettere la testa dietro le tende o sotto le lenzuola e sperare che tutto scompaia semplicemente non è la realtà” (G.S. per NL).