Agcom: il far west italiano dell’etere è finito, avanti con le reti digitali

Il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) Corrado Calabrò ha svolto un’audizione presso la Commissione trasporti della Camera dei deputati.

Il tema era quello della realizzazione delle reti NGN in Italia, ma inevitabilmente la relazione di Calabrò ha toccato uno degli argomenti “caldi” di questi giorni, ovvero la gestione delle frequenze dello spettro radioelettrico. Nell’esortazione del presidente di Agcom ad assegnare le frequenze del dividendo digitale esterno (61-69 UHF) agli operatori, che se le sono aggiudicate a caro prezzo nella recente asta, è parso di leggere un invito ad accelerare le operazioni, forse in relazione a quelle regioni di fresco switch-off dove tali frequenze sono già libere. Ipotesi piuttosto azzardata, stante i rischi concreti di situazioni interferenziali. Peraltro i partecipanti all’asta ben sapevano di dover aspettare il termine del 31 dicembre 2012 per accedere alla loro porzione di spettro. Pare però che le esigenze di sviluppo della rete mobile abbiano ormai un valore strategico per le compagnie di telecomunicazioni, che invece sono sempre più restie ad investire nelle famose New Generation Network, le reti fisse a fibra ottica oggetto dell’audizione, sulle quali Agcom ha appena prodotto una delibera per la regolamentazione dell’accesso. La situazione di stallo è stata infatti evidenziata da Calabrò, non senza sottolinearne gli aspetti paradossali: l’offerta di larga banda mobile, che grazie alle nuove porzioni di spettro sarà rappresentata dalla tecnologia LTE di quarta generazione, avrà necessariamente bisogno di un’infrastruttura dorsale di grande capacità, che al momento però sta solo in progetti a lungo termine dai finanziamenti incerti. antenne%20Falecchio%20Songavazzo - Agcom: il far west italiano dell'etere è finito, avanti con le reti digitaliA questo proposito il presidente dell’Autorità ha stigmatizzato i troppi vincoli che, a suo dire, impediscono ai governi dell’Unione Europea di intervenire direttamente per incentivare gli investimenti nelle reti di nuova generazione, così come avviene negli USA o in oriente. Il fondato sospetto, peraltro, è che in questi tempi di crisi gli operatori preferiscano monetizzare i facili introiti di una banda larga mobile molto pubblicizzata ma spesso tale solo sulla carta, in attesa di raggiungere una saturazione che viene ancora considerata come un eventualità remota. Se si tratti della solita miopia e filosofia del “tutto subito” all’italiana, lo scopriremo nel prossimo futuro. Per il momento i dati dicono che lo sviluppo della rete fissa in Italia si è fermato, e il numero degli utenti collegati direttamente in fibra ottica (trecentomila) è praticamente invariato da quattro anni. In queste condizioni il raggiungimento degli obiettivi della Digital Agenda europea si allontana sempre più, e proprio per questo Agcom si è fatta carico di fornire al governo alcune indicazioni su come intervenire per correggere la rotta, con una serie di proposte che spaziano dalla sburocratizzazione delle procedure per l’installazione delle reti alle iniziative di alfabetizzazione digitale per stimolare la domanda di servizi e contenuti. Nel frattempo, ritornando all’etere, Calabrò si compiace del fatto che il nostrano “far west” sia quasi finito, grazie allo switch-off alla TV digitale, non senza bacchettare il “Ministero” (ex Comunicazioni, ora Sviluppo economico) che a suo tempo “ha messo il timbro”, legalizzando la caotica e sovraffollata situazione di fatto dello scenario radiotelevisivo italiano (dimenticando magari che molti di quei solerti appositori di timbri sono felicemente approdati in Autorità qualche anno più tardi). Rivendica poi il ruolo di Agcom nella predisposizione dei piani di assegnazione delle frequenze ed esorta le istituzioni tutte a garantire il “rispetto delle leggi e degli impegni presi” nel gestire la transizione. Anche qui, a parte le citate richieste di dilazione dei termini dei prossimi switch-off (che secondo Calabrò sono da rigettare senza esitazioni), sembra di cogliere il timore di possibili contenziosi con gli attuali occupanti delle frequenze del dividendo digitale, ovvero le emittenti locali. Se queste infatti si mettessero di traverso e non togliessero il disturbo alle scadenze stabilite, potrebbero causare non pochi problemi al governo, alle prese con le impazienti (e paganti) telco. Insomma, gli ultimi banditi del far west (quelli che nel frattempo non sono riusciti a trasformarsi in rispettabili cittadini) sono già stati individuati, e i soliti sceriffi saranno chiamati a far piazza pulita. (E.D. per NL)

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