Consultazione pubblica concernente l’individuazione delle piattaforme emergenti ai fini della commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi, ai sensi dell’art. 14, Del. D. Lgs 9 gennaio 2008, n. 9 e dell’art. 10 del regolamento adottato con Delibera n. 307/08/Cons.
L’AUTORITA’
NELLA sua riunione di Consiglio del 23 settembre 2009;
VISTA la legge 14 novembre 1995, n. 481, recante “Norme per la concorrenza e la regolazione dei servizi di pubblica utilità. Istituzione delle Autorità di regolazione dei servizi di pubblica utilità”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 18 novembre 1995, n. 270 – Suppl. Ordinario n.136;
VISTA la legge 31 luglio 1997, n. 249, recante “Istituzione dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e norme sui sistemi delle telecomunicazioni e radiotelevisivo”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 31 luglio 1997, n.177 – supplemento ordinario n. 154;
VISTO il decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, recante “Codice delle comunicazioni elettroniche” pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 15 settembre 2003, n. 215 (il “Codice”);
VISTO il decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante “Testo unico della radiotelevisione”;
VISTO il D.Lgs. 9 gennaio 2008, n. 9, recante “Disciplina della titolarità e della commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi e relativa ripartizione delle risorse” (di seguito, “il Decreto”), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 1° febbraio 2008, n. 27 e, in particolare, l’art. 14, comma 1, che recita “L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni individua, periodicamente e con cadenza almeno biennale, le piattaforme emergenti, tenendo conto anche delle analisi di mercato previste dal titolo II, capo I, del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259”;
VISTA la Delibera n. 307/08/CONS, recante “Regolamento in materia di procedure istruttorie e di criteri di accertamento per le attività demandate all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dal decreto legislativo 9 gennaio 2008 n. 9 recante la "Disciplina della titolarità e della commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi e relativa ripartizione delle risorse” (di seguito, “il Regolamento”), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 27 giugno 2008, n. 148;
VISTO, in particolare, l’art. 10, comma 1 del predetto regolamento, il quale dispone che “Ai sensi e per gli effetti dell’articolo 14 del decreto, l’Autorità con cadenza biennale entro il mese di dicembre, avvalendosi delle metodologie per le analisi di mercato di cui all’articolo 19 del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, in quanto compatibili, provvede alla verifica della evoluzione delle tecnologie utilizzate quali sistemi di distribuzione e diffusione dei prodotti audiovisivi ai fini della individuazione delle piattaforme emergenti”;
CONSIDERATO che il regolamento di cui alla Delibera n. 307/08/CONS dispone che: “In sede di prima applicazione della disposizione di cui al precedente comma 1, l’analisi e la conseguente individuazione delle piattaforme emergenti è effettuata nel termine di dodici mesi dalla data di entrata in vigore del presente regolamento”;
VISTA la Delibera n. 140/09/CONS di “Avvio del procedimento per l’individuazione delle piattaforme emergenti ai fini della commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi, ai sensi dell’art. 14, del d.lgs. 9 gennaio 2008, n. 9 e dell’articolo 10 del regolamento adottato con delibera n. 307/08/CONS”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 7 aprile 2009, n. 81;
VISTA la Delibera n. 329/09/CONS di “Proroga dei termini del procedimento per l’individuazione delle piattaforme emergenti ai fine della commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi, avviato con delibera n. 140/09/CONS”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 17 luglio 2009, n. 164;
VISTA la Delibera n. 260/09/CONS recante “Approvazione delle linee-guida per la commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi ai sensi dell’articolo 6, comma 6, del decreto legislativo 9 gennaio 2008, n. 9”, disponibile sul sito dell’Autorità;
VISTA la delibera n. 453/03/CONS del 23 dicembre 2003, recante “Regolamento concernente la procedura di consultazione di cui all’articolo 11 del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 28 gennaio 2004, n. 22;
VISTO il Regolamento concernente l’organizzazione ed il funzionamento dell’Autorità, adottato con la delibera n. 316/02/CONS del 9 ottobre 2002 (in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 259 del 5 novembre 2002), nel testo coordinato con le modifiche introdotte dalla delibera n. 506/05/CONS del 21 dicembre 2005, e successive modificazioni e integrazioni;
VISTO il Regolamento concernente l’accesso ai documenti, approvato con delibera n. 217/01/CONS, come modificato dalla delibera n. 335/03/CONS e da ultimo integrato con la delibera n. 89/06/CONS;
VISTE le richieste di informazioni inoltrate alle società Gruppo Editoriale L’Espresso, RAI S.p.A., RTI S.p.A., Telecom Italia S.p.A., Telecom Italia Media S.p.A., SKY Italia S.r.l., Prima TV S.p.A., Fastweb S.p.A., WIND Telecomunicazioni S.p.A., Vodafone Omnitel NV, H3G S.p.A in data 9 e 10 aprile 2009;
VISTE le ulteriori richieste di informazioni inoltrate alle società Telecom Italia S.p.A., WIND Telecomunicazioni S.p.A., Vodafone Omnitel NV, H3G S.p.A in data 13 maggio 2009;
VISTE le risposte pervenute da parte di WIND (in data 22 aprile e 21 maggio 2009), Telecom Italia Media (24 aprile 2009), RTI (27 aprile e 6 maggio 2009)2009 (; Fastweb e RAI (27 aprile 2009), SKY (28 aprile 2009) Telecom Italia (6 e 26 maggio 2009), H3G e Prima TV (11 maggio); Vodafone (22 maggio 2009), nonché il contributo dell’Associazione IPTV pervenuto in data 29 maggio 2009;
CONSIDERATO quanto segue:
1. Il quadro normativo e regolamentare
1.L’Autorità, con la delibera n. 140/09/CONS, ha avviato il procedimento istruttorio avente ad oggetto l’individuazione delle piattaforme emergenti alle quali destinare i diritti audiovisivi di eventi sportivi, ai sensi dell’art. 14 del D.lgs. n. 9 del 9 gennaio 2008 (di seguito il Decreto) e del regolamento adottato dalla stessa Autorità con delibera n. 307/08/CONS.
2.Il termine di conclusione del procedimento, inizialmente previsto dall’art. 10, comma 2, della delibera n. 307/08/CONS per il 27 giugno 2009, è stato prorogato, con la Delibera n. 329/09/CONS, fino al 24 settembre 2009.
3.Il Decreto, all’art 14, comma 1, recita: “L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni individua, periodicamente e con cadenza almeno biennale, le piattaforme emergenti, tenendo conto anche delle analisi di mercato previste dal titolo II, capo I, del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259”.
4.La delibera n. 307/08/CONS [1] all’art. 10, comma 1, recita: “Ai sensi e per gli effetti dell’articolo 14 del decreto, l’Autorità con cadenza biennale entro il mese di dicembre, avvalendosi delle metodologie per le analisi di mercato di cui all’articolo 19 del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, in quanto compatibili, provvede alla verifica della evoluzione delle tecnologie utilizzate quali sistemi di distribuzione e diffusione dei prodotti audiovisivi ai fini della individuazione delle piattaforme emergenti”.
5.Per quanto riguarda la commercializzazione ed assegnazione dei diritti, la principale novità introdotta dal Decreto consiste nella commercializzazione in forma centralizzata degli stessi. Più precisamente, in base a quanto stabilito all’articolo 3 del Decreto, l’organizzatore della competizione (per esempio la Lega Nazionale Professionisti, o Lega Calcio) e gli organizzatori degli eventi (squadre di calcio, di pallacanestro, etc.) sono contitolari dei diritti audiovisivi relativi agli eventi della competizione medesima.[2] Spetta all’organizzatore della competizione l’esercizio dei diritti audiovisivi relativi agli eventi della competizione, nonché la commercializzazione degli stessi (artt. 3 e 6 del Decreto).
6.Tuttavia, la disciplina della commercializzazione dei diritti audiovisivi destinati alle piattaforme emergenti si discosta da quella prevista dal Decreto per le altre piattaforme. Infatti, ferma restando la vendita centralizzata, l’art. 14 del Decreto stabilisce che:
· i diritti audiovisivi destinati alle piattaforme emergenti debbano essere offerti su base non esclusiva (comma 3);
· “l’organizzatore della competizione, al fine di sostenere lo sviluppo e la crescita delle piattaforme emergenti, è tenuto a concedere in licenza direttamente a tali piattaforme diritti audiovisivi, ivi inclusa una quota rilevante dei diritti relativi alla prima messa in onda, adatti alle caratteristiche tecnologiche di ciascuna di esse, a prezzi commisurati all’effettiva utilizzazione, da parte degli utenti di ciascuna piattaforma, dei prodotti audiovisivi” (comma 4);
· la commercializzazione dei diritti audiovisivi destinati alle piattaforme emergenti debba avvenire per singola piattaforma, al fine di evitare la formazione di posizioni dominanti, (comma 5).
7.In ottemperanza a quanto previsto dal Decreto, l’organizzatore della competizione dovrebbe offrire su ciascuna piattaforma emergente individuata dall’Autorità uno o più pacchetti specifici. Tali pacchetti, al fine di promuovere la concorrenza intra piattaforma, devono essere assegnati su base non esclusiva e, di conseguenza, i relativi eventi potrebbero essere trasmessi da più operatori presenti su una determinata piattaforma.
8.Infine, va sottolineato che nonostante il Decreto, all’art. 2, fornisca una definizione di “piattaforma” indicando con ciò “un sistema di diffusione dei prodotti audiovisivi mediante tecnologie e mezzi di trasmissione e di ricezione delle immagini, sia in chiaro che ad accesso condizionato, anche a pagamento, su reti di comunicazione elettronica”, nulla specifica in merito a cosa debba intendersi per “piattaforma emergente”. Pertanto, l’Autorità prima di procedere all’individuazione delle piattaforme emergenti, deve definire una metodologia che le consenta di giungere ad una definizione appropriata delle stesse.
2. La nozione di mercato emergente ai sensi del nuovo quadro regolamentare
9.Dal momento che l’individuazione delle piattaforme emergenti deve essere effettuata in assenza di una definizione delle stesse ed avvalendosi delle metodologie per le analisi di mercato, l’Autorità ritiene innanzitutto opportuno richiamare il concetto di mercato emergente presente nel nuovo quadro regolamentare al fine di verificare se lo stesso possa essere d’ausilio alla definizione di piattaforma emergente.
10.A tal riguardo il considerando 7 della Raccomandazione della Commissione europea[3] afferma che: “tra i nuovi mercati emergenti rientrano i mercati dei prodotti e dei servizi per i quali, a causa della loro novità, è molto difficile prevedere le condizioni della domanda e quelle dell’offerta o le condizioni di ingresso sul mercato e di conseguenza applicare i tre criteri” previsti dalla stessa Raccomandazione e necessari per stabilire se i mercati in questione siano suscettibili di regolamentazione. In genere si tratta di mercati caratterizzati da sensibili fluttuazioni nelle quote di mercato degli operatori e da un elevato grado di innovazione, che può determinare cambiamenti improvvisi ed inaspettati rispetto ad una evoluzione graduale nel tempo[4].
11.Il concetto di “emergente” si riferisce, quindi ad un mercato, ossia ad un insieme di prodotti/servizi (e di aree geografiche) che esercitano vincoli competitivi uno sull’altro e la cui definizione è strumentale alla valutazione del potere di mercato. Nel contesto in esame, invece, l’oggetto d’analisi è la piattaforma, ossia, un sistema di distribuzione di un prodotto audiovisivo su una rete di comunicazione elettronica, che non necessariamente coincide con il mercato rilevante in base ai principi del diritto e dell’economia della concorrenza.
12.Gli strumenti utilizzati per definire un mercato secondo tali principi (sostituibilità dal lato della domanda, sostituibilità dal lato dell’offerta e concorrenza potenziale) permettono di individuare quell’insieme di prodotti/servizi, siano essi al dettaglio o all’ingrosso, che sono caratterizzati da un grado di sostituibilità o intercambiabilità tale da condizionare reciprocamente le scelte di acquisto dei loro consumatori e/o le scelte commerciali e di prezzo delle imprese produttrici.
13.Il concetto di piattaforma coinciderebbe, pertanto, con quello di mercato solo laddove non si riscontrino relazioni di sostituibilità tra le diverse piattaforme. Si osserva, tuttavia, che per un utente televisivo ciò che rileva principalmente è l’appetibilità del bouquet di contenuti offerti e l’eventuale prezzo da pagare per la fruizione degli stessi, piuttosto che le differenti modalità di trasmissione e ricezione di un segnale audiovisivo.
14.In considerazione della non necessaria coincidenza tra piattaforma e mercato, l’Autorità ritiene che la nozione di mercato emergente ai sensi del considerando 7 della Raccomandazione mentre può costituire un utile riferimento ai fini dell’individuazione delle piattaforme televisive emergenti, non rappresenta di per sé la metodologia applicabile al caso.
15.Piuttosto, come illustrato nel capitolo che segue, si è ritenuto opportuno svolgere una analisi che prende in considerazione tanto gli aspetti tecnologici quanto quelli economici, con riferimento ad ogni singola piattaforma.
3. La metodologia impiegata per l’individuazione delle piattaforme emergenti
16.Nel corso degli ultimi anni, l’evoluzione tecnologica ha portato allo sviluppo di nuove piattaforme di diffusione di contenuti televisivi. Allo stato attuale, un segnale audiovisivo può essere diffuso attraverso le seguenti piattaforme di distribuzione: la televisione analogica terrestre, la televisione digitale terrestre (DTT), la televisione satellitare (DTH), la televisione su rete IP (IPTV), la televisione via cavo, la televisione via rete cellulare (UMTS/HSDPA), la televisione via rete DVB-H e la web TV.
17.Considerando che la televisione digitale terrestre sostituirà definitivamente quella analogica e che la piattaforma televisiva via cavo[5], a differenza di quanto accaduto in altri paesi europei, non si è mai sviluppata sul territorio italiano, l’analisi dell’Autorità si concentra sulle restanti piattaforme.
18.Ciascuna piattaforma è analizzata sia dal punto di vista tecnologico sia dal punto di vista economico, tenendo conto del fatto che mentre il primo tipo di valutazione – in virtù della diffusione internazionale delle nuove tecnologie – può essere svolto a livello generale, ovvero può prescindere dalle specificità del mercato italiano, la valutazione di tipo economico deve necessariamente essere riferita al contesto di mercato italiano.
19.Si è tenuto altresì conto del fatto che se è vero che una piattaforma che è emergente dal punto di vista tecnologico lo è anche dal punto di vista economico, non necessariamente è vero il contrario; in altri termini, una piattaforma che dal punto di vista tecnologico non può essere considerata emergente, può essere considerata tale dal punto di vista economico.
20.In particolare, l’Autorità ritiene appropriato utilizzare i seguenti elementi per valutare se una piattaforma debba essere considerata emergente dal punto di vista tecnologico:
Data di definizione dello standard (aperto o proprietario) relativo alla tecnologia su cui si basa la piattaforma;
Grado di maturità ed evoluzione della tecnologia/standard[6];
Evoluzione delle reti, infrastrutture e terminali riceventi;
In base a tali indicatori ciascuna piattaforma viene considerata come “Emergente”, in “Transizione” o “Consolidata” dal punto di vista tecnologico.
21.Per quanto riguarda l’analisi economica, l’Autorità ritiene appropriato utilizzare i seguenti elementi per valutare se una piattaforma è emergente:
Anno del lancio della prima offerta;
Caratteristiche dell’offerta;
Livello di diffusione della piattaforma:
Ricavi per piattaforma (da offerte a pagamento e raccolta pubblicitaria).
In base a tali indicatori ciascuna piattaforma viene considerata come in fase di “Avvio”, di “Maturità” o di “Declino”, dal punto di vista economico.
22. Dall’analisi congiunta degli indicatori di tipo tecnologico ed economico, l’Autorità considera condizione sufficiente affinché una piattaforma sia emergente il fatto che la piattaforma stessa sia “Emergente” da un punto di vista tecnologico[7], ovvero in fase di “Avvio” da un punto di vista economico.
3.1) La piattaforma DTT
23.Lo standard per la piattaforma digitale terrestre (DTT: Digital Terrestrial Television) è lo standard aperto DVB-T (Digital Video Broadcast – Terrestrial) definito dal gruppo DVB (Digital Video Broadcast) alla fine degli anni ’90. Tale standard è stato utilizzato a livello europeo da tutti gli operatori di rete (Mux) che hanno realizzato le proprie reti diffusive terrestri già a partire da tale periodo[8].
24.Recentemente il gruppo DVB ha pubblicato le specifiche del nuovo standard DVB-T2, evoluzione dello standard DVB-T. Il nuovo standard, grazie all’utilizzo di tecniche di codifica dell’errore e di modulazione del segnale trasmesso più sofisticate, risulta più efficiente del precedente (in termini di numero di programmi trasmessi per canale terrestre) di un fattore pari a circa il 30-40 per cento.
25. Finora, solo in alcuni paesi europei (Regno Unito) è stato preso in considerazione un processo parziale di migrazione verso il nuovo standard. Il DVB-T2 non è attualmente utilizzato dai broadcaster terrestri italiani per il servizio di diffusione radiotelevisiva a causa dell’incompatibilità con la maggior parte del parco di decoder e TV integrati esistente.
26.Ai fini dell’evoluzione delle reti DTT in Italia sono stati determinanti sia il frequency trading[9], sia il piano di transizione al digitale[10]. A tal riguardo si osserva infatti che i principali operatori televisivi nazionali hanno cominciato ad implementare le proprie reti tramite il trading delle frequenze, che ha consentito trasferimenti di impianti o di rami di azienda tra concessionari televisivi in ambito locale o tra questi e concessionari televisivi in ambito nazionale, a condizione che le acquisizioni fossero impiegate esclusivamente per la diffusione sperimentale in tecnica digitale. I principali operatori televisivi operanti in tecnica analogica hanno, pertanto, condotto campagne di acquisizione di frequenze/impianti per sviluppare le proprie reti digitali su frequenze terrestri sin dalla fine del 2003. Di conseguenza, si può affermare che il grado di evoluzione delle reti DTT sia legato in modo univoco e diretto all’incremento progressivo delle operazioni di trasferimenti di impianti e rami d’azienda.[11]
27.L’evoluzione delle reti DTT è anche legata al piano di transizione che prevede lo spegnimento dell’analogico ed il passaggio al digitale entro il 2012. Il processo di switch-over prevede una transizione al digitale progressiva delle varie regioni italiane (switch-off regionale), divise in 16 aree, a partire dal secondo semestre del 2009 fino al secondo semestre del 2012. La prima regione in cui è avvenuto il completamento della conversione degli impianti per la televisione digitale terrestre è stata la Sardegna, ove tali attività hanno avuto luogo nel periodo compreso tra il 1° settembre ed il 30 di ottobre 2008. Nel corso del 2009 è prevista la completa digitalizzazione anche per le seguenti aree geografiche: Valle D’Aosta, Alto Adige, Piemonte occidentale (Province di Torino e Cuneo), Trentino, Lazio e Campania. A seguito di tali digitalizzazioni si prevede che saranno circa 14 milioni i cittadini coinvolti nel 2009 e 23 milioni nel 2010, per un totale di circa 37 milioni a fine del 2010 pari a oltre il 60 per cento della popolazione italiana.
28.In Italia, dopo una fase di sperimentazione iniziata alla fine degli anni ’90 e durata fino al 2003, le reti DTT sono diventate operative alla fine del 2003, con 5 multiplex (reti nazionali), con copertura pari a circa il 50/60 per cento e con un numero di trasmettitori pari ad alcune centinaia. Le reti digitali gestite da RAI erano pari a 2, mentre RTI, Telecom Italia Media e DFREE detenevano invece un Mux ciascuno. RTI e Rete A hanno iniziato ad operare un secondo Mux DTT rispettivamente nel corso del 2005 e nel 2006. A fine 2007, i multiplex digitali terrestri operativi sul territorio nazionale erano 8, con circa 180 multiplex[12] a copertura locale o regionale. Attualmente il numero di Mux a livello nazionale è pari a 8 (9 considerando anche il Mux dell’operatore TBS) con coperture comprese tra circa il 50 ed il 90 per cento, e con un numero complessivo di trasmettitori pari ad alcune migliaia. Le reti digitali terrestri sono utilizzate per veicolare programmi televisivi e servizi sia in chiaro (FTA) sia a pagamento. La Tabella 1 riporta la suddivisione dei Mux nazionali tra i diversi operatori:
Tabella 1 – Suddivisione dei Mux nazionali tra gli operatori
Operatore di Mux
Numero MUX
Mux
Mux
Raiway
2
Rai Mux-A
Rai Mux B
Elettronica Industriale
2
Mediaset 1
Mediaset 2
Telecom Italia Media Broadcasting
2
MBONE
TIMB 1
Rete A
1
Rete A
Prima TV
1
DFREE
Fonte: Agcom, Relazione annuale 2009
29.Si segnala, infine, la forte crescita del numero di ricevitori (con standard DVB-T) per la piattaforma DTT, e lo sviluppo di diverse tipologie dei ricevitori. I ricevitori di segnali DTT sono essenzialmente di tre tipi:
Ø zapper, i decoder che consentono la sola ricezione dei programmi trasmessi in tecnica digitale;
Ø decoder interattivo, dotati di piattaforma MHP e modem o altro apparato di connessione più evoluto (Adsl, etc.), che rende possibile l’utilizzo di tutti i servizi interattivi;
Ø ricevitore integrati (tra i quali iDTV), nei quali il device (televisore, DVD, etc.) include al proprio interno un ricevitore televisivo per la televisione digitale.
30.Ad inizio 2004 i decoder esistenti erano solamente del tipo zapper e interattivo. A partire dal 2005 sono stati immessi sul mercato altri tipi di ricevitori come i ricevitori integrati (iDTV), e le schede DVB-T per PC. Nel mese di luglio 2009 la stima delle vendite complessive di ricevitori DTT ha raggiunto circa 18 milioni[13] di cui circa il 56 per cento sono decoder digitali terrestri e circa il 44 per cento sono decoder digitali terrestri integrati in altri apparecchi.
31.Tenuto conto della completa adozione dello standard al livello europeo, dello sviluppo delle reti nonché della circostanza che, con il processo di switch-off in corso, le trasmissioni in tecnica digitale terrestre sono destinate, nel breve periodo, a sostituire completamente la trasmissioni in analogico, si ritiene che, dal punto di vista tecnologico, la piattaforma DTT sia “Consolidata”.
32.Passando alle valutazioni di carattere economico, si osserva che la diffusione tra le famiglie italiane della piattaforma digitale terrestre è cresciuta a ritmi abbastanza sostenuti. A partire dal 2003, anno in cui i broadcaster hanno iniziato a sperimentare le prime trasmissioni in tecnica digitale terrestre, il numero di famiglie al cui interno era presente almeno un decoder DTT è cresciuto sensibilmente passando da circa 200.000 a 7,6 milioni di famiglie a fine 2008 (in media a un tasso di crescita annuo superiore al 100 per cento). Alla fine del 2008, la televisione digitale terrestre era presente nel 34 per cento del totale delle famiglie italiane[14].
33.Secondo l’associazione DGTVi (Terzo Rapporto sulla Televisione Digitale Terrestre in Europa)[15], considerando esclusivamente il primo accesso alla TV, cioè l’utilizzo prevalente della piattaforma, più del 24 per cento delle famiglie italiane (più di 6 milioni) utilizza regolarmente un decoder digitale terrestre collegato o integrato nel televisore principale, attraverso il quale si ricevono le trasmissioni televisive.
34.Per quanto riguarda la programmazione televisiva disponibile sulla televisione digitale terrestre, ad un’offerta iniziale solo free, per un totale di circa 15 programmi, si sono aggiunte diverse offerte a pagamento, per un totale complessivo di oltre 70 contenuti ai quali bisogna aggiungere quelli ricevibili a livello locale. Un modello di business basato su un’offerta pay di contenuti premium estremamente attrattivi, ha contribuito allo sviluppo delle offerte televisive a pagamento e alla diffusione della piattaforma stessa.
35.Dal 2005 al 2008 i ricavi derivanti dalle offerte a pagamento destinate alla televisione digitale terrestre sono passati da 44 milioni di euro a più di 210 milioni di euro (vedi Tabella 2). Sebbene la piattaforma digitale terrestre raccolga, a fine 2008, soltanto l’8 per cento delle risorse derivanti dalle offerte televisive a pagamento, la crescita dei ricavi registrata nel corso degli ultimi 4 anni (circa il 70 per cento annuo) indica un forte sviluppo della piattaforma, la quale con ogni probabilità continuerà a rafforzare la sua posizione nell’ambito delle offerte televisive pay destinate alla TV digitale.
36.Anche se allo stato attuale la quasi totalità della raccolta pubblicitaria è riconducibile alla televisione analogica (94 per cento), in seguito allo switch-off, la piattaforma digitale terrestre con ogni probabilità vedrà crescere sensibilmente gli introiti pubblicitari.
Tabella 2 – Ricavi per la Televisione digitale terrestre
(milioni di euro)
2005
2006
2007
2008
Ricavi da pay-TV
44
95
136
210
Ricavi da pubblicità
10
13
16
22
Fonte: Elaborazioni Autorità su dati forniti dagli operatori.
37.In considerazione della rapida crescita in termini diffusione e di ricavi che ha riguardato e che riguarderà la piattaforma digitale terrestre, l’Autorità ritiene che, da un punto di vista economico, tale piattaforma abbia superato la fase di “Avvio” e che nel corso dei prossimi anni, a switch-off ultimato, raggiungerà una fase di piena “Maturità”, divenendo presumibilmente la principale piattaforma digitale utilizzata dalla famiglie italiane.
Conclusioni sulla piattaforma DTT
38.Tenuto conto del livello di crescita attuale della piattaforma DTT e soprattutto della circostanza che, con il processo di switch-off in corso, tale standard è destinato a sostituire completamente la trasmissione in analogico nel breve periodo, l’Autorità ritiene che la piattaforma DTT sia una piattaforma “Consolidata”, da un punto di vista tecnologico, e in fase di “Maturità”, da un punto di vista economico. Di conseguenza, la piattaforma DTT non può essere considerata una piattaforma emergente.
D1: Si condivide l’orientamento dell’Autorità in merito alla definizione della piattaforma digitale terrestre come non emergente?
3.2) La piattaforma DTH
39.Lo standard per la piattaforma digitale satellitare (DTH, Direct To Home) è lo standard aperto DVB-S (Terrestrial Digital Video Broadcast – Satellite), definito dal consorzio europeo DVB (Digital Video Broadcast) ad inizio degli anni ‘90. Tale standard è il più maturo tra quelli diffusivi pubblicati dal gruppo DVB ed è stato adottato per la diffusione satellitare praticamente a livello mondiale.
40.Recentemente, il gruppo DVB ha definito uno standard di seconda generazione (DVB-S2), che rappresenta l’evoluzione dello standard DVB-S. Il nuovo standard, grazie all’utilizzo di tecniche di codifica dell’errore e di modulazione del segnale trasmesso più sofisticate risulta essere più efficiente del precedente ed è attualmente utilizzato quasi esclusivamente per la distribuzione dei segnali video via satellite. Tuttavia prossimamente sarà utilizzato per una trasmissione più efficiente dei servizi diffusivi di TV a definizione standard (SDTV, Standard Definition TeleVision) e ad alta definizione (HDTV, High Definition TeleVision), come del resto già avviene per la diffusione satellitare da alcuni transponder della flotta satellitare di Eutelsat per alcuni segnali diffusi dall’operatore SKY Italia.
41.Il mercato della capacità satellitare in Europa è dominato da due operatori, Eutelsat ed Astra, che detengono congiuntamente una quota superiore al 90 per cento del mercato.[16]
42.L’evoluzione della rete satellitare è avvenuta solo in termini quantitativi, considerando il numero di transponder utilizzati per la trasmissione dei programmi del bouquet a pagamento di SKY. SKY Italia attualmente affitta oltre 20 transponder “Hot Bird”TM con un incremento nel numero di transponder pari a circa il 20 per cento rispetto al 2005, mentre la quota di transponder affittati dagli altri operatori è rimasta quasi invariata rispetto al 2005. Attualmente si stima che, nel solo mercato italiano, siano presenti circa 7 milioni di ricevitori in standard DVB-S che possono ricevere le offerte DTH in modalità sia free che pay.
43.Tenendo conto dell’elevato grado di maturità raggiunto dallo standard, nonché della sua diffusione a livello mondiale, e dello sviluppo dell’infrastruttura satellitare, l’Autorità ritiene che la piattaforma satellitare rappresenti una tecnologia “Consolidata”.
44.Per quanto riguarda lo sviluppo economico cha ha caratterizzato la piattaforma satellitare, va ricordato che, in Europa, la piattaforma DTH è stata operativa sin dall’inizio degli anni ‘90 con numerose offerte (Canal+, TPS, BSkyB, etc.). La televisione digitale satellitare è stata la prima televisione digitale a diffondersi in Italia, grazie ai primi servizi a pagamento offerti dalle società Telepiù e Stream. Nel 2003, le due società hanno dato luogo a un fusione sancendo di fatto la nascita dell’operatore SKY Italia il quale, allo stato attuale, rappresenta il principale operatore presente con offerte a pagamento sulla piattaforma satellitare. Oltre alla pay-TV, la piattaforma satellitare vede la presenza di un gran numero di emittenti gratuite (Free to Air). Si tratta di tutte le principali emittenti nazionali ed internazionali, nonché delle tv locali e canali di televendita.
45.Si stima che, a fine 2008, in Italia 6 milioni di famiglie utilizzino principalmente la piattaforma satellitare per la visione di contenuti televisivi sia a pagamento sia free.[17] In termini di penetrazione, la piattaforma satellitare rappresenta la seconda piattaforma televisiva in Italia. Considerando il primo accesso, si stima che circa il 27 per cento delle famiglie italiane che hanno accesso alla TV utilizza la TV satellitare, laddove il 47 per cento continua a utilizzare regolarmente la TV analogica.
46.L’offerta di contenuti su piattaforma satellitare è articolata sia in offerte a pagamento, sia free.
47.Per quanto riguarda le offerte a pagamento, il maggiore operatore presente sul mercato italiano è SKY Italia. La sua offerta comprende oltre 180 canali tematici video e circa 40 canali audio raggruppati in diversi pacchetti sottoscrivibili con la formula dell’abbonamento periodico. La sottoscrizione dei diversi pacchetti offre agli utenti la possibilità di acquistare anche singoli eventi in pay per view. I ricavi derivanti da offerte televisive a pagamento su piattaforma satellitare appaiono abbastanza consistenti nel tempo e rappresentano, a fine 2008, oltre il 90 per cento di tutti i ricavi da pay tv.[18]
48.Anche la raccolta pubblicitaria su piattaforma satellitare, sebbene ben lontana dai valori della televisione analogica, ha registrato un notevole incremento negli ultimi anni. Dal 2005 al 2008 la raccolta pubblicitaria destinata alla piattaforma satellitare è più che raddoppiata, passando da 112 milioni di euro a circa 240 milioni di euro.[19]
Tabella 3 – Ricavi per la Televisione digitale satellitare
(milioni di euro)
2005
2006
2007
2008
Ricavi da pay-TV
1.642
2.012
2.196
2.407
Ricavi da pubblicità
112
172
208
239
Fonte: Elaborazioni Autorità su dati forniti dagli operatori.
49.Le recenti offerte free hanno registrato un ulteriore incremento negli ultimi mesi in seguito al lancio della nuova piattaforma satellitare Tivù Sat da parte della società Tivù S.r.l, società partecipata da Rai, Mediaset e Telecom Italia Media, costituita nel 2008.
50.Tivù Sat trasmette, attraverso la flotta di satelliti Hot Bird, oltre la maggior parte dei canali nazionali trasmessi per mezzo della piattaforma digitale terrestre, una serie di altri canali sia italiani che internazionali, la cui fruizione è subordinata al possesso di una smart card e un decoder in grado di decriptare il sistema di accesso condizionato utilizzato da Tivù Sat.
51.In considerazione dell’elevata diffusione che la televisione satellitare ha raggiunto nell’ambito delle famiglie italiane che hanno accesso alla Tv, nonché dei ricavi, sia da pay tv sia da raccolta pubblicitaria, che tale piattaforma è stata in grado di generare, si ritiene che la piattaforma satellitare abbia raggiunto un elevato grado di maturità.
Conclusioni sulla piattaforma DTH
52.Il livello di sviluppo tecnologico, che vede uno standard maturo, nonché l’evoluzione delle reti, portano l’Autorità a concludere che la piattaforma DTH possa essere considerata “Consolidata”. Inoltre, dato il tasso di penetrazione della piattaforma appare evidente che il DTH non costituisca una piattaforma in fase di “Avvio” dal punto di vista economico. Pertanto si ritiene che la piattaforma DTH non possa essere considerata emergente.
D2: Si condivide l’orientamento dell’Autorità in merito alla definizione della piattaforma satellitare come non emergente?
3.3) La piattaforma IPTV
53.La televisione su Internet (IPTV) si configura come una piattaforma digitale i cui contenuti/servizi sono veicolati attraverso banda larga su una rete IP chiusa, gestita dal fornitore di servizio, vale a dire dagli operatori di telecomunicazioni. Pertanto, per l’IPTV non esiste uno standard aperto ed ogni operatore utilizza uno standard proprietario[20].
54.Una piattaforma IPTV utilizza tre segmenti di rete: la rete di accesso, la rete backbone e la Content Delivery Network (CDN), cioè la rete per la distribuzione dei contenuti, per lo più composta da elementi logici. La CDN include degli elementi detti Content Delivery Server, in cui risiedono i contenuti da erogare, che possono essere distribuiti a livello territoriale fino al singolo PoP. Questi stessi server si occupano poi di tracciare la fruizione dei contenuti da parte dei clienti e comunicare con i sistemi di commercio elettronico e di fatturazione. I servizi lineari sono effettuati in modalità multicast mentre per i servizi non lineari (VOD, NPVR, etc.) è utilizzata la modalità unicast.
55.La piattaforma IPTV, a differenza di quella satellitare e digitale terrestre, è in grado di consentire agli utenti finali di fruire dei cosiddetti servizi di video-on-demand (VOD). Grazie a tali servizi, gli utenti sono in grado di richiedere contenuti televisivi specifici, svincolati da un palinsesto predeterminato e fruibili in qualsiasi momento essi desiderino. A differenza della piattaforma satellitare e digitale terrestre, la rete IP, essendo caratterizzata da un “canale di ritorno” grazie al quale gli utenti possono trasmettere informazioni oltre che riceverle, offre agli utenti finali un maggiore grado di interattività, al punto che lo stesso telespettatore non si limita a svolgere un ruolo passivo, ma agisce di persona nella scelta, seppur limitata a una library predefinita, del programma che intende vedere.
56. L’evoluzione tecnologica per la IPTV è funzione dell’evoluzione delle tecnologie di accesso alla rete e della tecnologia utilizzata per il backbone (IP/MPLS). Le prime offerte IPTV erano basate su soluzioni ADSL (anche se Fastweb offriva anche accessi in fibra ottica), mentre attualmente la soluzione tecnologica utilizzata per l’accesso è l’ADSL2 e ADSL2+ (ULL o meno). Per quanto riguarda il futuro, le soluzioni da adottare comprendono la tecnologia VDSL e l’utilizzo di accessi diretti in fibra ottica per le reti di accesso di futura generazione (NGAN: Next Generation Access Network). In tal senso, si può parlare di una piattaforma IPTV di prima generazione, in grado di offrire servizi a larga banda, che è oramai stabile dal punto di vista tecnologico; e di una piattaforma IPTV di seconda generazione, in grado di offrire servizi a banda ultra larga, che – invece – conosce una fase di sviluppo tecnologico alquanto intenso.
57.La copertura delle reti è localizzata principalmente nelle zone urbane e nelle aree a vasta densità di popolazione. In ogni caso, si riscontra che l’evoluzione è direttamente imputabile allo sviluppo della rete fissa in tecnologia IP sulla quale sono veicolati i servizi IPTV.
58. Inizialmente gli operatori di IPTV rendevano disponibile la loro offerta televisiva nelle principali aree metropolitane nelle quali avevano sviluppato la rete. Dal 2004, Fastweb, il primo operatore in Italia a lanciare un servizio di IPTV, ha esteso la copertura di rete, quindi l’offerta IPTV, ad un maggiore numero di città. Attualmente, la rete di accesso a larga banda è realizzata principalmente in rame (tecnologia xDSL ULL), e solo limitatamente in fibra ottica (FTTH). Anche le altre reti IPTV possono coprire la maggior parte dei capoluoghi italiani, gli hinterland e le aree ad elevata densità di popolazione. Le coperture delle reti IP sono comprese tra circa il 30 ed il 60 per cento.
59.A livello internazionale, sono operative numerose piattaforme IPTV; si segnala in particolare il caso francese, ove tale servizio conosce penetrazioni elevate ed è offerto da più operatori (Free Telecom, France Telecom, Neuf Telecom, etc.). Anche per quanto riguarda i ricevitori sono disponibili da tempo i set-top-box per ogni tecnologia proprietaria utilizzata anche se il numero di apparati venduti in Italia è limitato a causa della ridotta penetrazione in termini di utenti.
60. Ai fini di una valutazione sul grado di sviluppo tecnologico della piattaforma, si deve considerare quanto prima richiamato, circa la possibilità che la piattaforma IPTV tenda a differenziarsi in base alla capacità della banda. In altri termini, accanto ad una piattaforma IPTV di prima generazione, che garantisce servizi a larga banda, l’evoluzione tecnologica cui si è fatto riferimento, ed in particolare l’affermazione di reti NGN (NGN = Next Generation Network) comprese le reti di accesso NGAN, individua una piattaforma IPTV di seconda generazione, che garantisce le prestazioni tipiche della c.d. banda ultra larga.
61.Ne deriva che, mentre nel caso della piattaforma IPTV di prima generazione si può formulare un giudizio di consolidamento della tecnologia sottostante, nel caso della piattaforma di seconda generazione – invece – lo stato della tecnologia è in una fase di sviluppo.
62.Per quanto riguarda lo sviluppo in termini economici, la prima offerta di IPTV in Italia è stata quella di Fastweb nel 2001, alla quale si sono aggiunte successivamente le offerte IPTV di Telecom Italia (2007) e di Infostrada (Tiscali ha recentemente abbandonato tale business).
63.Nonostante una apprezzabile crescita degli utenti IPTV tra il 2005 ed il 2008, così da arrivare a sfiorare i 500 mila utenti, a fine 2008 solo il 2 per cento di tutte le famiglie italiane che hanno accesso alla TV utilizza la piattaforma IPTV. Tale valore è indubbiamente ben lontano da quello registrato per la televisione digitale terrestre e satellitare (rispettivamente il 24 per cento e il 27 per cento), ossia da quanto riscontrato per altre due piattaforme televisive di relativamente recente ingresso sul mercato[21].
64.A differenza di quanto accade per le piattaforme digitale terrestre e satellitare, i provider di IPTV, fatta eccezione per i contenuti offerti in VOD, non dispongono di una propria programmazione di tipo premium. Ciò nonostante, tutti i provider di IPTV hanno concluso accordi con gli operatori Sky Italia e Mediaset, grazie ai quali offrono ai rispettivi utenti la possibilità di sottoscrivere i pacchetti premium che tali operatori propongono sulle rispettive piattaforme (digitale terrestre e satellitare).
65. Dal punto di vista dei ricavi, la dinamica di crescita della piattaforma IPTV è più modesta, per diverse ragioni. Da un lato, bisogna tenere in considerazione il fatto che questo servizio è spesso venduto in bundle con i servizi di telefonia, per cui la corretta attribuzione della quota di ricavi imputabile al servizio IPTV all’interno della spesa complessiva dell’utente non sempre risulta agevole. Per altro verso, le fonti di ricavo della IPTV sono limitate: in quanto piattaforma chiusa ed a pagamento, i ricavi derivano prevalentemente dagli abbonamenti e dalla vendita di contenuti in VOD.
In ogni caso, dal 2005 al 2008, i ricavi della IPTV sono di fatto stabili poco al di sopra dei 30 milioni di euro: più esattamente, nel 2008 risultano pari a circa 33 milioni di euro, corrispondenti a poco più dell’1 per cento dei ricavi complessivi da pay tv. Per quanto possano esservi fenomeni di sottostima del valore complessivo del mercato, si può comunque sostenere che, sotto il profilo di mercato, la piattaforma IPTV risulti ancora caratterizzata da un basso livello di penetrazione – in termini di utenti – e di una incidenza marginale nell’ambito del mercato delle offerte televisive a pagamento. In altri termini, la piattaforma IPTV si trova ancora in una fase di avvio, per quanto piuttosto prolungato nel tempo.
Conclusioni sulla piattaforma IPTV
66.Sebbene si rilevi la maturità raggiunta dalle tecnologie trasmissive utilizzate per la piattaforma IPTV di prima generazione, dal punto di vista tecnologico si osserva una evoluzione di tale piattaforma verso prestazioni tipiche delle reti a banda ultra larga (NGN e NGAN). Per tale ragione, si può sostenere che – al momento – la piattaforma IPTV è in una fase di rivitalizzazione tecnologica, con riguardo alla sua evoluzione verso le tecnologie a banda ultra larga.
67.Con riferimento agli aspetti economici e di mercato, si osserva, inoltre, che la diffusione della piattaforma nel mercato italiano sembra mantenersi ancora ad uno stadio iniziale, anche se alquanto prolungato, con manifeste difficoltà degli operatori a consolidare la propria presenza sul mercato, come attestato anche dall’uscita di uno degli operatori[22].
68.Alla luce delle considerazioni di carattere tecnologico ed economico di sopra riportate, l’Autorità ritiene che – sia pure con le precisazioni e le valutazioni prospettiche rappresentate – vi siano evidenze per concludere nel senso di individuare per la piattaforma IPTV le condizioni tipiche della piattaforma emergente.
D3: Si condivide l’orientamento dell’Autorità in merito alla qualificazione della IPTV come piattaforma emergente, sulla base delle informazioni attualmente disponibili ed in considerazione delle possibili evoluzioni della tecnologia e del mercato?”
3.4) La piattaforma Web
69.La Web Television (Web TV) consente la fruizione di contenuti audio e video attraverso una rete IP aperta, senza il supporto di software specifici né di decoder, se non dei normali player per la visualizzazione di contenuti media disponibili e tecnologicamente consolidati da tempo (per esempio, Windows Media Player, Quick Time, Real Player, etc.).
70.La Web TV si basa sulla distribuzione dei contenuti mediante una rete di accesso “aperta” (es. Internet), cioè indipendente dalla rete dell’operatore di telecomunicazioni, che non può esercitare in questo modo un controllo sui contenuti erogati. In questo senso, tale piattaforma si differenzia dalla IPTV.
71.L’accesso ai servizi di Web TV può avvenire in download (il contenuto è visualizzato dopo essere stato scaricato localmente sul proprio computer) o in modalità streaming (ad es. YouTube, sezioni multimedia di Corriere.it e Repubblica.it, etc.), con palinsesti lineari oppure on-demand (es. RossoAlice di Telecom Italia), in forma gratuita o a pagamento. Le tecnologie trasmissive relative al download ed allo streaming sono da ritenersi mature e ben consolidate, e presenti da numerosi anni. I contenuti erogati possono essere prodotti professionalmente oppure generati direttamente dagli utenti (c.d. User Generated Content). Si possono includere nei servizi di Web TV o Internet TV anche quelli di P2P (Peer-to-Peer) TV, ovvero quelle applicazioni software che consentono di ridistribuire il segnale video in tempo reale ad un network Peer-to-Peer (ad es. Joost, Babelgum).
72.L’evoluzione delle reti Web TV è legata, in particolar modo, all’evoluzione delle tecnologie d’accesso a Internet in modalità broadband (x-DSL, Fibra ottica, etc.)[23]. Infatti, al fine di poter fruire in maniera soddisfacente dei vari contenuti televisivi disponibili sul Web (in download e/o in streaming) è necessario disporre di una connessione a Internet a banda larga, grazie alla quale sarà possibile ridurre al minimo il rischio delle improvvise interruzioni del segnale audiovisivo che invece caratterizza i collegamenti a banda stretta.
73.Per quanto riguarda i terminali riceventi, si ricorda che la fruizione dei contenuti della Web TV avviene principalmente tramite PC e software scaricabili da rete, che permettono la visione dei contenuti in modalità streaming. I protocolli utilizzati per lo streaming sono quelli standard e consolidati oramai da tempo nel mercato (per esempio RTP, RTSP), usati per trasportare lo stream nei vari formati (MPEG2, MPEG-4, etc.). In tal senso, i servizi forniti in modalità streaming sono connotati da una tecnologia matura.
74.Tuttavia, come nel caso della piattaforma IPTV, si registra – in generale – una certa evoluzione della tecnologia per la Web TV, legata in particolare all’evoluzione della rete Internet e della rete di accesso e quindi allo sviluppo delle reti NGN e NGAN.
75.Per questa ragione, fermo restando quanto affermato con riferimento alle tecnologie per la modalità streaming, l’Autorità ritiene che – in generale – la piattaforma Web TV si trovi in fase di “Transizione”, sotto il profilo tecnologico..
76.Sotto il profilo delle dinamiche di mercato, va sottolineato come la possibilità di accedere a tali servizi audiovisivi sia limitata a poco più di un terzo delle famiglie italiane. A giugno 2009, si stima che siano oltre 9,7 milioni le famiglie che dispongono di un collegamento a banda larga di linea fissa[24]. Tuttavia, va considerato che non necessariamente tutte queste famiglie utilizzano tali servizi. In termini di diffusione, pertanto, la piattaforma Web TV appare ancora in una fase di sviluppo.
77. Tuttavia, un recente studio sui nuovi media[25] prevede che i prossimi anni saranno caratterizzati da uno sviluppo continuo di questa piattaforma e della qualità dei contenuti forniti.
78.Nonostante le prospettive di crescita dei consumi audiovisivi su piattaforma Web, appare altamente improbabile che – nel medio periodo – il livello di penetrazione ed i ricavi di questa piattaforma avvicinino quelli delle piattaforme più tradizionali. In ogni caso, attualmente, i servizi audiovisivi Internet-based generano ricavi marginali, se paragonati a quelli derivanti che caratterizzano le altre piattaforme.
79.Per tali ragioni, oltre che sulla base delle valutazioni sulle prospettive della tecnologia, si può sostenere che la piattaforma Web si trovi ancora in fase di “Avvio”.
Conclusioni sulla piattaforma WEB
80.Da un lato, la piattaforma Web risulta in fase di “Transizione” dal punto di vista tecnologico; dall’altro lato, il basso livello di penetrazione della piattaforma e di utilizzo da parte dell’utenza, inducono a ritenere che la piattaforma sia ancora in fase di “Avvio” dal punto di vista economico. In conclusione, la piattaforma Web può essere considerata una piattaforma emergente, con le precisazioni svolte in riferimento alle tecnologie sottostanti la modalità streaming .
D4: Si condivide l’orientamento dell’Autorità in merito alla definizione della Web television come piattaforma emergente?
3.5) La piattaforma “wireless” per le reti mobili (GSM, GPRS, UMTS, HSDPA)
81.La piattaforma “wireless” per le reti mobili, che comprende le tecnologie GSM-GPRS/EDGE e UMTS/HSDPA, consente la distribuzione di contenuti multimediali e informativi di vario genere, come trasmissioni televisive e video (spot), sport, magazine, cinema, reality show, entertainment. Tale piattaforma non si basa su una trasmissione di tipo diffusivo in quanto il mezzo non è puramente broadcasting, ma la comunicazione è tipicamente di tipo unicast (PtoP). Ciò consente agli utenti di fruire dei cosiddetti contenuti on-demand.
82.I protocolli utilizzati sono quelli standard e consolidati oramai da tempo sul mercato (e.g. RTP, RTSP, etc.) usati per trasportare lo stream nei formati MPEG-4. Inoltre, come nel caso della Web TV, le piattaforme di erogazione dei servizi supportano numerosi applicativi, al fine di garantire la compatibilità con un parco terminali più ampio possibile (per esempio Windows Media Player, Quick Time, Real Player etc.). I contenuti trasmessi sono sia di tipo live che registrati, ma anche protetti tramite l’inserimento del DRM e del CA. Le piattaforme GSM-GPRS/EDGE e UMTS forniscono attualmente una copertura estesa (oltre 80 per cento), ed è in fase di forte sviluppo la tecnologia HSDPA. I terminali riceventi coincidono con i terminali mobili per ciascun tipo di tecnologia utilizzata ed includono i rispettivi applicativi per la visualizzazione e la gestione del video trasmesso. L’evoluzione della piattaforma wireless riguarda la fornitura di tali servizi tramite lo sviluppo della rete e delle tecnologie, in particolare la HSDPA e la rete di quarta generazione 4G (LTE).
83.Alla luce delle analisi effettuate, si ritiene che la piattaforma wireless per le reti mobili si trovi, da un punto di vista tecnologico, in fase di “Transizione” in quanto, pur basandosi su tecnologie trasmissive sufficientemente mature, il suo sviluppo è strettamente condizionato dall’evoluzione delle tecnologie a banda larga (HSDPA, LTE) e delle relative infrastrutture di rete
84.Da un punto di vista economico, lo sviluppo delle tecnologie a banda larga per la telefonia mobile ha consentito a un numero sempre maggiore di utenti di fruire dei servizi audiovisivi. A fine 2008, circa 30 milioni di utenti sono in grado di fruire di servizi broadband (UMTS/HSDPA).[26] Tuttavia, come per il caso della Web Television, tale numero corrisponde esclusivamente a coloro che potenzialmente sono in grado di fruire dei servizi audiovisivi trasmessi su reti di telefonia mobile. Di conseguenza, in realtà solo una parte di tali utenti presumibilmente utilizza regolarmente servizi audiovisivi su rete mobile (UMTS/HSDPA). Solo il 4 per cento degli utenti mobili guarda i video sul proprio terminale portatile e in genere si tratta di consumatori non assidui (10 accessi al mese)[27].
85.L’offerta di contenuti televisivi su rete mobile negli ultimi anni è cresciuta sensibilmente. A giugno 2008 si contano ben 114 canali la maggior parte dei quali è fruibile in modalità on-demand[28]. Non mancano, tuttavia, anche i canali che trasmettono servizi audiovisivi lineari, alcuni dei quali sono trasmessi anche per mezzo della piattaforma DVB-H.
86.Per quanto riguarda i modelli di business, il modello pay è quello prevalente; tuttavia, nel corso del 2008, si è registrato un forte aumento dei canali free su piattaforme mobili in seguito alla scelta dell’operatore 3 Italia di replicare l’offerta free su piattaforma DVB-H anche su rete mobile.
87.Come illustrato nella Tabella 4, i ricavi da offerte televisive a pagamento che tale piattaforma ha generato nel corso degli ultimi tre anni (dal 2005 al 2008), pur essendo caratterizzati da un tasso di crescita medio annuo di oltre il 40 per cento, sono del tutto marginali se paragonati ai ricavi da pay-TV riguardanti le altre piattaforme.
Tabella 4 – Ricavi per piattaforma GPRS/UMTS
(milioni di euro)
2005
2006
2007
2008
Ricavi da pay-TV
0.8
0.9
1.2
2.3
Fonte: Elaborazioni Autorità su dati forniti dagli operatori.
88.Anche se l’offerta di contenuti televisivi disponibili per la piattaforma in esame è abbastanza sviluppata, lo scarso utilizzo da parte degli utenti e la presenza marginale che la piattaforma occupa nell’ambito delle offerte televisive a pagamento, lasciano intendere che tale piattaforma si trovi ancora in fase “Avvio”.
Conclusioni sulle piattaforme Wireless
89.Con riferimento alle piattaforme mobili wireless (UMTS, GSM, GPRS) va considerato come la tecnologia ad esse connessa stia conoscendo un certo sviluppo verso forme più evolute di trasmissione dei contenuti derivanti da una maggiore ampiezza della banda disponibile e da un miglioramento delle performance legate al trasferimento dei dati, e dall’evoluzione delle infrastrutture nel passaggio da reti 2G a 3G. Tali piattaforme non hanno ad oggi raggiunto un livello di penetrazione significativo, pertanto, l’Autorità ritiene che debbano essere considerate piattaforme emergenti.
D5: Si condivide l’orientamento dell’Autorità in merito alla definizione della televisione su rete mobile come piattaforma emergente?
3.6) La piattaforma DVB-H
90.Lo standard per la piattaforma digitale terrestre in mobilità è il DVB-H (Digital Video Broadcast – Handheld), definito solo recentemente dal gruppo DVB. Il lavoro relativo alla definizione delle specifiche tecniche è iniziato a fine 2004 ed è stato ultimato con la pubblicazione del relativo documento da parte dell’ETSI[29] nel novembre del 2004. Più recentemente (2008), la Commissione ha deciso di inserire lo standard DVB-H nell’elenco degli standard ufficiali dell’UE, al fine di promuovere l’offerta armonizzata di servizi di telecomunicazioni in tutta l’UE.
91. Il DVB-H è una tecnologia diffusiva (“broadcast”) caratterizzata dal fatto che lo stesso contenuto può essere ricevuto contemporaneamente da un numero elevatissimo di utenti in mobilità, grazie all’uso del protocollo IP, che rende possibile la trasmissione simultanea sullo stesso canale di pacchetti video (stream DVB) e pacchetti dati sfruttabili da applicazioni presenti sul terminale ricevente (IP Datacast).
92.Attualmente il DVB-H è lo standard più utilizzato per la televisione mobile nell’UE. In alcuni paesi europei (Italia, Finlandia, Austria, Francia, Svizzera e Spagna) il lancio commerciale è già stato effettuato e nei restanti paesi europei sono in corso prove e sperimentazioni. In termini prospettici si segnala l’evoluzione dello standard DVB-HS (Digital Video Broadcasting-Handheld) in banda S per utilizzo satellitare.
93.In Italia, le reti mobili con tecnologia DVB-H sono diventate operative a partire dalla metà del 2006, e attualmente sono operativi 2 multiplex (H3G, e Elettronica Industriale). Le reti DVB-H comprendono sia impianti trasmissivi di tipo “tradizionale”, analoghi a quelli utilizzati per le reti DTT, sia impianti secondari o “gap filler” che sono piccoli impianti con basse potenze dell’ordine di poche decine di Watt, isofrequenziali per permettere le coperture di determinate zone.
94.Le reti DVB-H hanno coperture abbastanza elevate (circa il 60/70 per cento della popolazione) anche se non estese in zone non densamente popolate. La distribuzione geografica comprende un numero elevato di capoluoghi di provincia, di comuni di media dimensione e delle maggiori località turistiche.
95.Di conseguenza lo sviluppo di tali reti è significativo sia in termini di copertura raggiunta (sia indoor sia outdoor), sia per numero di infrastrutture. Per quanto riguarda il mercato dei ricevitori in tecnologia DVB-H si registra un aumento sia nella gamma di telefonini che integrano tale tecnologia, sia nella vendita di tali apparati.
96.L’Autorità ritiene che da un punto di vista tecnologico la piattaforma DVB-H si trovi in fase di “Transizione” in quanto, pur basandosi su standard maturi, il suo sviluppo è ancora strettamente condizionato dallo sviluppo delle infrastrutture di rete.
97.Spostando l’attenzione su aspetti di natura economica, va sottolineato come, nonostante l’Italia sia stato il primo paese europeo a lanciare sul mercato servizi audiovisivi in tecnologia DVB-H (maggio 2006), allo stato attuale non sono stati ancora raggiunti i risultati sperati. Si stima che nel 2008 i ricavi complessivi, derivanti prevalentemente dagli abbonamenti e dalla vendita di contenuti in PPV, siano pari ad alcune decine di milioni di euro, un valore che non si discosta molto da quello relativo la piattaforma IPTV (vedi Tabella 4).
98.In termini di programmazione sono attualmente presenti tre offerte commerciali che si basano su un modello misto free e pay per un totale di circa 30 canali. I contenuti trasmessi sono sia autoprodotti (La3, LA3 Cinema, etc.) sia trasmessi per conto di terzi fornitori di contenuti. Nonostante la presenza di canali autoprodotti, l’offerta commerciale punta per lo più sulla ritrasmissione dei contenuti premium trasmessi dagli operatori Sky Italia e Mediaset sulle rispettive piattaforme (Campionato di calcio di serie A di Mediaset Premium, Sky TG24, Boing, etc.).
99.Data la ridotta diffusione della piattaforma DVB-H tra la popolazione italiana e l’esiguità dei ricavi generati, se paragonati a quelli derivanti dalla piattaforme più tradizionali (digitale terrestre e satellitare), l’Autorità considera che tale piattaforma sia ancora in fase di “Avvio” da un punto di vista economico,.
Conclusioni sulla piattaforma DVB-H
100.Con riguardo al DVB-H, l’analisi effettuata ha mostrato come tale standard trasmissivo, seppur caratterizzato da una tecnologia ormai consolidata, potrebbe comunque conoscere un nuovo fermento in termini economici. Considerata pertanto l’attuale fase di transizione, si ritiene che il DVB-H possa essere considerato una piattaforma emergente, non solo per la recente nascita di questo standard trasmissivo, ma anche per l’incertezza che ancora caratterizza i modelli di business.
D6: Si condivide l’orientamento dell’Autorità in merito alla definizione della piattaforma DVB-H come piattaforma emergente?
4.Conclusioni
101.La tabella che segue riporta una sintesi delle valutazioni di carattere tecnologico ed economico effettuate dall’Autorità riguardo le diverse piattaforme per la diffusione di contenuti televisivi.
Tabella A
PIATTAFORMA
ANALISI TECNOLOGICA
ANALISI ECONOMICA
EMERGENTE/NON EMERGENTE
DTT
CONSOLIDATA
MATURA
NON EMERGENTE
DTH
CONSOLIDATA
MATURA
NON EMERGENTE
IPTV
TRANSIZIONE
AVVIO PROLUNGATO
EMERGENTE
WEB TV
TRANSIZIONE
AVVIO
EMERGENTE
GSM-GPRS/EDGE e UMTS/HSDPA
TRANSIZIONE
AVVIO
EMERGENTE
DVB-H
TRANSIZIONE
AVVIO
EMERGENTE
102.A seguito dell’analisi svolta, l’Autorità, ai sensi dell’art. 14 del Decreto individua le seguenti piattaforme emergenti:
IPTV
Web TV
Mobile (GSM-GPRS/EDGE e UMTS/HSDPA)
DVB-H
UDITA la relazione dei Commissari Nicola D’Angelo e Enzo Savarese, relatori ai sensi dell’art. 29 del Regolamento concernente l’organizzazione ed il funzionamento dell’Autorità;
DELIBERA
Articolo 1
(Avvio della consultazione pubblica)
1. E’ indetta una consultazione pubblica per la definizione delle piattaforme emergenti ai fini della commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi, ai sensi dell’art. 14, del d.lgs. 9 gennaio 2008, n. 9 e dell’articolo 10 del regolamento adottato con delibera n. 307/08/CONS.
2. Le modalità di consultazione sono riportate nell’allegato A alla presente delibera, di cui costituisce parte integrante.
3. Le comunicazioni di risposta alla consultazione pubblica dovranno pervenire entro 30 giorni dalla data di pubblicazione del presente provvedimento nel sito web dell’Autorità.
La presente delibera è pubblicata nel Bollettino Ufficiale e sul sito Internet dell’Autorità. L’avviso dell’avvio della presente consultazione è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Roma, 23 settembre 2009
IL PRESIDENTE
Corrado Calabrò
IL COMMISSARIO RELATORE
Nicola D’Angelo
IL COMMISSARIO RELATORE
Enzo Savarese
Per attestazione di conformità a quanto deliberato
IL SEGRETARIO GENERALE
Roberto Viola
——————————————————————————–
[1]Delibera recante “Approvazione del regolamento in materia di procedure istruttorie e di criteri di accertamento per le attività demandate all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dal decreto legislativo 9 gennaio 2008 n. 9”.
[2]Ad eccezione dei diritti di archivio relativo a ciascun evento per i quali la titolarità è riconosciuta in via esclusiva all’organizzatore dell’evento medesimo.
[3] Raccomandazione relativa ai mercati rilevanti di prodotti e servizi del settore delle comunicazioni elettroniche che possono essere oggetto di una regolamentazione ex ante ai sensi della direttiva 2002/21/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, adottata il 17 dicembre 2007, in GUCE L 344 del 28 dicembre 2007, pag. 65.
[4] Explanatory Note to EC Recommendation 2007.
[5] Lo standard DVB-C (Digital Video Broadcast – Cable) è lo standard europeo per la trasmissione televisiva in formato digitale su reti cablate (cavo coassiale).
[6] Si evidenzia che questo criterio possiede una valenza minore rispetto agli altri in quanto l’evoluzione della tecnologia/standard si presta a diverse interpretazioni tra loro contrastanti. Infatti, se da un lato l’utilizzo di una tecnologia evoluta potrebbe portare a concludere che un piattaforma è matura, dall’altro lato l’utilizzo di una tecnologia che si evolve molto rapidamente potrebbe portare a concludere che una piattaforma è emergente, in quanto basata su standard sempre nuovi. Inoltre, nell’effettuare la valutazione comparata tra diverse piattaforme, si deve tenere conto del fatto che alcune piattaforme – le piattaforme non diffusive (basate su unicast e/o multicast), che utilizzano reti di telecomunicazioni o reti IP – risentono maggiormente della evoluzione tecnologica del mondo “Internet” rispetto alle piattaforme di tipo esclusivamente “diffusivo” (standard DVB). quindi tale criterio potrebbe risultare fuorviante. Fatte salve tali circostanze, per completezza si forniscono indicazioni sul grado di evoluzione della tecnologia/standard per ogni piattaforma considerata.
[7] È verosimile ritenere che una piattaforma “Emergente” dal punto di vista tecnologico non possa essere allo stesso tempo in fase di “Maturità” o di “Declino” da un punto di vista economico.
[8] In particolare, si ricorda che le prime trasmissioni sulla piattaforma DTT con standard DVB-T sono state effettuate su base commerciale nel Regno Unito da Ondigital nel 1998, ed in Spagna da Quiero TV nel maggio del 2000 (anche se inizialmente era utilizzato il solo modo 2k).
[9] Vedi D.L. 23 gennaio 2001, n. 5, recante disposizioni urgenti per il differimento di termini in materia di trasmissioni radiotelevisive analogiche e digitali, nonché per il risanamento di impianti radiotelevisivi, convertito con modificazioni dalla Legge 20 marzo 2001, n. 66, Codice delle comunicazioni (2003) e Testo Unico della Radiotelevsione (2005).
[10] Previsto dal decreto del Ministro dello sviluppo economico 10 settembre 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 238 del 10 ottobre 2008, e successive modificazioni e integrazioni.
[11] A titolo di esempio si nota che mentre nel 2002 il numero di trasferimenti di impianti era stato pari a circa 90, nel 2004 tale numero era salito a circa 200/300, per raggiungere il massimo (inclusi sia i trasferimenti DTT sia DVB-H) di circa 600/700 nel 2006, mentre già nel 2007 il numero era drasticamente ridotto a poche decine, ed era trascurabile nel 2008.
[12] Secondo rapporto sulla televisione digitale terrestre – DGTVi.
[13]Rapporto DGTVi: il mercato del digitale terrestre in Italia (GFK) luglio 2009.
[14]Relazione Annuale AGCOM (2009).
[15] DGTVi è un’associazione italiana che ha come finalità lo sviluppo della televisione digitale terrestre in Italia. fanno parte di tale associazione gran parte dei principali operatori televisivi italiani, tra cui RAI, Mediaset e Telecom Italia Media.
[16]Dalla posizione orbitale 13° Est sull’arco equatoriale, Eutelsat per il servizio di diffusione televisiva via satellite mette in campo una flotta di 3 satelliti ad alta potenza denominati “Hot Bird”, posizionati a costituire un cosiddetto “polo di ricezione diretta”.
[17] Terzo Rapporto sulla Televisione Digitale Terrestre in Europa – DGTVi
[18] Relazione Annuale AGCOM (2009).
[19] Relazione Annuale AGCOM (2009).
[20] Fonti Internet riportano che i tre operatori IPTV attualmente presenti (Telecom, Wind, Fastweb) hanno reso nota l’intenzione di voler lanciare sul mercato un decoder unico per la ricezione indistinta di tutte e tre le offerte IPTV.
[21] Terzo Rapporto sulla Televisione Digitale Terrestre in Europa – DGTVi.
[22] In tal senso, si potrebbe ritenere che l’attestazione dei ricavi su valori pressoché costanti nel tempo indichi, più che una fase di sviluppo prolungata, l’avvicinamento ad una dimensione di mercato che rappresenta il massimo sviluppo possibile, tenuto conto delle caratteristiche dell’offerta televisiva nel mercato italiano e delle propensioni e modelli di consumo prevalenti nel nostro Paese.
[23] Con riguardo alle piattaforme trasmissive, la tecnologia x-DSL, rappresentando il 97 per cento degli accessi complessivi, rappresenta l’infrastruttura largamente dominante.
[24] Osservatorio Banda Larga (giugno 2009).
[25] New Media: sfide e opportunità di sviluppo per il mercato italiano, Ernst & Young 2008.
[26] Relazione Annuale AGCOM (2009).
[27] New Media: sfide e opportunità di sviluppo per il mercato italiano, Ernst & Young 2008.
[28] Rapporto 2008 – Osservatorio New TV – Politecnico di Milano.
[29] European Telecommunication Standard Institute.