"Negli elementi del quadro di riferimento per le iniziative di una Autorità di Garanzia, oltre alla normativa vigente ed al coordinamento nazionale, non possono non essere tenuti ben in evidenza le prime verifiche conseguenti al passaggio al digitale delle prime Regioni importanti".
Inizia così la relazione dell’associazione di emittenti locali CONNA recante le osservazioni che gli enti esponenziali più rappresentativi hanno fatto pervenire ad Agcom a riguardo della revisione del P.N.A.F. in tecnica digitale prospettata da Agcom. Per il CONNA, le maggiori criticità emerse nelle aree di effettuazione degli switch-off consistono: "nell’eccesso di offerta prodotta dal tipo di impostazione della conversione, enormemente sproporzionata al bisogno ed alla reale domanda che costituisce un vero e proprio elemento discorsivo del mercato con la costruzione di oggettivi vantaggi ingiustificati per i soggetti nazionali a danno dei locali; nell’utilizzo non regolato del cosiddetto “LCN”, che di fatto impedisce all’utenza una utilizzabilità stabile del servizio televisivo, con il conseguente caos della ricevibilità dei segnali; nella grande instabilità, quando non impossibilità, dell’uso dell’isocanale come struttura della rete SFN, che spesso crea notevoli difficoltà alla reti". Ad avviso dell’associazione, "una revisione del piano e della sua applicazione dovrebbe comprendere anche queste rilevanti questioni". Segnatamente, per il CONNA, gli obbiettivi della revisione del P.N.A.F. dovrebbero essere mirati "solo ed esclusivamente ad un aspetto del problema complessivo, e forse neanche al più importante". "Infatti essi si possono sintetizzare nell’unico filone di realizzare la possibilità per altre reti nazionali – spiega il sindacato di categoria – vuoi mediante l’utilizzo efficiente delle frequenze disponibili, vuoi mediante ulteriori riduzioni della loro disponibilità per le locali, trasmigrando la riserva del terzo dalle comunitarie a tutte le locali. Cosa che, a nostro avviso, non va affatto nella direzione della risoluzione dei problemi presenti, i quali sicuramente non discendono da una carenza di frequenze, né nazionali né locali. Una revisione del piano con siffatti obiettivi, tranne le esigenze di collegamenti della concessionaria pubblica, aggraverebbe ulteriormente i danni e le distorsioni di mercato create da questo modo di realizzare il passaggio al digitale terrestre". Quanto alle prospettive di intervento, il CONNA osserva che "come ovvia conseguenza delle valutazioni circa il quadro di riferimento e gli obiettivi proposti, le ipotesi di lavoro indicate si muovono nell’alveo dei piccoli accorgimenti per poter aumentare il numero delle reti nazionali, ivi compreso la rete nazionale in kSFN, o l’ipotesi di un’ulteriore modifica delle assegnazioni già effettuate, con la conseguenza di un ulteriore sconquasso del mercato. Ulteriore sconquasso, invece che stabilizzazione di mercato, di cui non si vede quale possa essere la necessità, a meno di vederci corrispondenze ad esigenze monopolistiche di qualche soggetto concorrente, che hanno sempre ben poco di tecnico o di scientifico". In conclusione, la valutazione del CONNA circa "l’ipotesi di revisione del piano nazionale di assegnazione in tecnica digitale è che esso, oggi, sia quanto mai inopportuno e non risolvente, anzi, forse, di aggravamento dei problemi degli operatori locali del settore". Piuttosto, ricorda l’associazione, urge "una regolamentazione equa del cosiddetto “LCN”, non più rinviabile e di cui ora l’Autorità né è pienamente investita dalla legge". (A.M. per NL)