Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presieduto da Corrado Calabrò, ha deciso oggi all’unanimità di archiviare i procedimenti avviati nei confronti della Rai e del dott. Alfredo Meocci per la violazione della legge n. 481 del 1995 in relazione ad alcuni profili dell’accordo transattivo sottoscritto tra la Rai e lo stesso Meocci nel giugno 2006.
In base a tale accordo al dott. Meocci era stato attribuito un trattamento economico sostanzialmente equivalente a quello goduto in qualità di Direttore Generale della Rai. Tale assetto configurava una violazione analoga a quella già sanzionata dall’Autorità relativa all’incompatibilità tra l’incarico di Direttore Generale e il ruolo di Commissario dell’Autorità precedentemente ricoperto da Meocci.
La decisione odierna è stata adottata dal Consiglio dell’Agcom in considerazione del fatto che il CDA della Rai, con delibere del 10 e 24 gennaio 2007, ha disposto l’azzeramento totale e retroattivo di ogni effetto derivante dall’accordo transattivo a decorrere dalla sua sottoscrizione, avvenuta il 19 giugno 2006.
La Rai, infatti, ha rimodulato lo stipendio del dott. Meocci a livello di Caporedattore, non ha dato seguito all’accollo a proprio carico della multa inflittagli dall’Agcom con delibera n. 220/06/CONS e ha fornito la prova che sta procedendo al recupero delle differenze stipendiali corrisposte da giugno a dicembre 2006, mediante trattenuta mensile sullo stipendio.
L’Autorità ha peraltro subordinato l’archiviazione all’osservanza di precise condizioni e cioè all’effettivo, completo e definitivo recupero delle somme indebitamente erogate al dott. Meocci. A tal fine, l’Autorità ha ordinato alla Rai di comunicare mensilmente il recupero effettuato fino alla sua estinzione, e ha stabilito di monitorare la situazione per verificarne l’andamento ed eventuali mutamenti, riservandosi di rivalutare il caso laddove l’effettività, completezza e definitività del recupero delle somme indebitamente versate dalla RAI al dott. Meocci risultassero per qualsiasi ragione venute meno o rimesse in discussione.