Il Consiglio dell’Agcom, presieduto da Corrado Calabro’, relatori i Commissari Stefano Mannoni e Michele Lauria, ha approvato oggi all’unanimita’ il Piano nazionale di assegnazione delle frequenze televisive (PNAF) per il digitale terrestre.
Il Piano, spiega l’ente in una nota, "si conforma ai principi di uso pluralistico ed efficiente delle frequenze su tutto il territorio previsti dalle norme legislative vigenti e dagli indirizzi comunitari, fornendo i criteri tecnici e metodologici per la pianificazione, nazionale e locale". L’utilizzazione della tecnica SFN (reti a singola frequenza), permettera’, secondo Agcom, "di soddisfare tutte le diverse esigenze: razionalizzazione delle reti esistenti, nazionali e locali; nuove frequenze destinate alla gara per gli operatori TV; frequenze per i servizi innovativi". Nel piano sono identificate le frequenze delle reti televisive nazionali da utilizzare di norma in tecnica isofrequenziale (quindi ci saranno deroghe al principio SNF assoluto, cioè soluzioni k-SFN). Le reti, illustra Agcom nel proprio comunicato, saranno tutte equivalenti tra loro in termini di copertura e di coordinamento internazionale, comprese quelle destinate a nuovi soggetti (c.d. dividendo digitale), sicché non ci saranno network di serie A e di serie B. Confermata, inoltre, la riserva di 1/3 delle risorse frequenziali alle emittenti locali (e del resto non poteva essere diversamente, trattandosi di vincolo normativo inderogabile), anche se rimane il dubbio forte se, nelle aree ad alta densità radioelettrica (come l’a.t. 3, Lombardia e Piemonte orientale), ci sarà spazio dignitoso ed equivalente all’attuale per tutte le attuali televisioni (dubbi in tal senso derivano dalla mancanza nel PNAF della tabella col numero delle reti locali). Agcom ha precisato poi che il nuovo Piano (la cui approvazione fino all’ultimo era stata in forse) dedicherà particolare attenzione "alla futura utilizzazione delle frequenze che, secondo gli indirizzi comunitari, sono destinate a servizi di telecomunicazioni per servizi quali la banda larga mobile di quarta generazione. E’ infatti previsto, sin da ora, di mettere a disposizione di tali servizi le risorse inutilizzate (le cosiddette "white spaces")". In pratica si parla dei canali dal 61 al 69 UHF, che il PNAF non ha previsto per le reti nazionali in quanto, dal 2015, dovrebbero essere progressivamente destinati allo sviluppo della tecnologia senza fili di ultima generazione. "L’azione di riorganizzazione dello spettro frequenziale dovrà essere condotta in cooperazione con il ministero dello Sviluppo Economico che ha competenza sulle modifiche del Piano nazionale di ripartizione delle frequenze", ha puntualizzato l’Agcom. Soddisfazione è stata espressa dal presidente dell’Autorità, Corrado Calabrò, per il quale il Piano così rivisto è flessibile al punto giusto per poter adeguarsi agli sviluppi tecnologici: si pensi, per esempio, alla probabile conversione delle previste reti DVB-H (un flop) al DVB-T (o al DVB-T2, visto che insieme ad Europa 7 anche RAI dovrebbe iniziare a sperimentarlo). "Il Piano di assegnazione delle frequenze è un adempimento caratterizzante e fondante dell’attività dell’Agcom ed è stato adottato dopo un’approfondita consultazione che ha coinvolto tutti i soggetti interessati", fanno sapere dall’Autorità. Il passo successivo, cioè quello attuativo, è affidato ora ai consessi con gli operatori: "al fine di garantire il massimo pluralismo e di favorire un uso efficiente ed effettivo delle frequenze la pianificazione di dettaglio avverrà attraverso la convocazione di appositi ‘tavoli tecnici’, anche per assicurare continuità a quanto avvenuto regioni che hanno già effettuato il passaggio al digitale terrestre. Il provvedimento approvato oggi sarà dunque completato nei suoi aspetti attuativi via via che i tavoli tecnici relativi alle aree ancora da digitalizzare avranno concluso il loro lavoro". (A.M. per NL)