Sensemakers porta in evidenza il paradosso del web al tempo del Coronavirus: volumi di traffico mai visti sui siti d’informazione come in questo periodo a fronte di un crollo della richiesta di advertising.
“Molti brand non vogliono essere associati ai contenuti ansiogeni legati al Coronavirus”.
La gente, ormai costretta a restare barricata in casa a causa dell’emergenza Coronavirus , passa molto più tempo online. Con l’effetto che i volumi di traffico sono enormemente cresciuti. Il sogno, in definitiva, di ogni editore web.
Peccato però, che, in coincidenza con la crescita (che peraltro ha riguardato anche la radio in streaming), gli investimenti nella pubblicità sul web siano calati drasticamente.
A rivelarlo la società di consulenza nel marketing digitale Sensemakers.
L’analisi condotta da Sensemakers
Sensemakers si è occupata di monitorare il trend dell’adv su Internet, sfruttando la soluzione proprietaria AdClarity, piattaforma di analisi competitiva degli investimenti pubblicitari online. Nello specifico, si tratta di uno strumento che monitora costantemente oltre 3.500 siti di editori italiani che raccolgono formati display e 200 siti su cui vengono pianificati formati video.
Dall’analisi condotta da Sensemakers sono state evidenziate in particolar modo le “impression”, ossia il numero di volte che i messaggi pubblicitari dei brand del settore sono stati visualizzati dagli utenti italiani.
Le vittime dell’epidemia: il cinema
Tra i settori maggiormente colpiti dalla crisi da Covid-19 va menzionato in primis quello cinematografico: con le sale chiuse da fine febbraio e lo slittamento delle pellicole a data da destinarsi, anche l’adv su Internet sui prossimi film in uscita è crollata. Come riporta il quotidiano Italia Oggi, dalla scorsa domenica 08/03/2020 si è registrata una contrazione del 95% rispetto a un mese prima e del 98% rispetto al 20/02.
In poche parole, l’emergenza Coronavirus ha spazzato via qualsiasi annuncio adv relativo al comparto cinematografico.
I viaggi e il luxury
Oltre alle pellicole, anche altri settori hanno accusato il colpo: i viaggi, ad esempio, hanno segnato un -80% di impression rispetto al 08/02/2020 e un –64% rispetto al 20/02; il settore luxury, poi, è crollato con un –59% di visualizzazioni in un mese e un –68% rispetto a fine febbraio.
Meno drastica la situazione in cui versa al momento l’automotive (-22% in un mese e -68% rispetto al 20/02).
Salvaguardare il brand safety
Questo calo vertiginoso di investimenti pubblicitari, nonostante l’aumento di audience, viene spiegato da Fabrizio Angelini, a.d. di Sensemakers: “Molti brand non vogliono essere associati ai contenuti ansiogeni legati al coronavirus”. In sostanza, come riporta Italia Oggi, quello che molte aziende stanno attuando è la c.d. brand safety (ossia l’insieme di misure adottate al fine di proteggere l’immagine e la reputazione dei marchi dall’influenza negativa o dannosa di contenuti discutibili o inappropriati che possono anche pregiudicare l’efficacia del messaggio pubblicitario).
Angelini (ceo Sensemakers) spinge comunque gli investimenti
Ma al di là della indubbia situazione critica che molte aziende stanno attraversando in questo periodo, secondo Angelini non è il momento di gettare la spugna. Così facendo, infatti, il rischio che corrono le imprese è innanzitutto fare emergere ancora di più i marchi c.d. direct to consumer: “Marchi che hanno una relazione diretta con i clienti, prevalentemente sui social, hanno uno sbocco sull’e-commerce e possono sfruttare questa opportunità occupando lo spazio lasciato libero dai più grandi”.
Considerando infine il fatto che gli investimenti in adv hanno un andamento pro ciclico, il ceo di Sensemakers lancia un chiaro messaggio: “È ora che si deve investire per anticipare la ripresa. Spero anche che tra le prime forme di sostegno all’economia vi siano proprio gli sgravi alla pubblicità”. (G.S. per NL)