Si è concluso da un paio di giorni l’affare che ha portato la cordata composta da Mediacinco Cartera (composta per il 25% da Mediaset e per il 75% da Telecinco, la controllata spagnola di Mediaset), Cyrte e Goldman Sachs, ad acquistare, per 2,6 miliardi di euro, il 75% della società olandese, produttrice di format e contenuti per la tv, Endemol, fondata da Jhon De Mol. Gli acquirenti, tra l’altro, si sono anche impegnati a lanciare, il prima possibile, un’offerta pubblica d’acquisizione sul restante 25% di Endemol, mantenendo l’attuale valutazione di 25 euro per azione. Come noto, Endemol è la casa produttrice del “Grande Fratello”, ma non solo: produce una gran quantità di contenuti e format di programmi che fanno la fortuna della Rai, da “Affari tuoi” a “Che tempo che fa”, condotto da Fabio Fazio, fino alla “Prova del cuoco” e alla serie tv “Provaci ancora prof” con Veronica Pivetti. Cosa succederà, allora, adesso che Mediaset si ritrova ad essere proprietaria dei contenuti che forniscono maggiori ascolti alla tv di Stato? Come si comporteranno i due concorrenti storici della televisione italiana ora che si ritrovano in una grottesca situazione di interdipendenza (a dire il vero, è la Rai ad essere “dipendente” da Mediaset…). Da più parti, a riguardo, sono giunte dichiarazioni serene e composte, tanto dai vertici politici del Paese, quanto da chi è chiamato a vigilare sull’operato della tv e delle aziende che la gestiscono, persino da esponenti stessi della Rai. Qualche dubbio lo ha evidenziato Gianni Minoli, secondo il quale la Rai “deve reagire. Altrimenti è l’inizio della fine”, mentre secondo il d.g. Claudio Cappon “l’acquisto di Endemol è un fatto rilevante, da parte nostra sarà fatta un’attenta riflessione”. Il consigliere Sandro Curzi, da par suo, in leggera controtendenza con gli altri, dichiara una sorta di stato d’allerta (“Non so se ci saranno ripercussioni contrattuali. Lo vedremo. Di certo, staremo attenti”). In casa Mediaset, come ovvio, si parla dell’affare con una certa soddisfazione e si utilizzano parole rassicuranti sul corretto svolgimento della “guerra degli ascolti”, giurando che l’acquisizione di Endemol non andrà ad influire sulle strategie della Rai. “Sarà nostra cura e nostro interesse preservare l’indipendenza di Endemol” – assicura Fedele Confalonieri – “entreremo in punta di piedi, rispettando assolutamente il management, perché questa è un’azienda di creativi e di intelligenze. Cercheremo di far tesoro anche della capacità di stare sul mercato ed inventare prodotti”. Pier Silvio, da parte sua, ha timore che, piuttosto che Mediaset ad interferire con gli affari della Rai, sia proprio quest’ultima ad auto frenarsi per paure di ingerenze da parte dell’azienda controllata dalla famiglia Berlusconi. “La cosa che più temo in questo momento?” – risponde il vicepresidente Mediaset, ai microfoni di un inviato del “Corriere” – “che la Rai, sulla spinta di reazioni politiche davvero strumentali, possa farsi del male selezionando la propria offerta in base al titolare della società che gliela propone e non in base al proprio interesse editoriale ed industriale”. Questa, che più che una rassicurazione appare una provocazione, la più grande paura di Pier Silvio Berlusconi, il quale sembra dare per scontato la correttezza di Mediaset nella gestione dei palinsesti delle due aziende (dal momento che le produzioni Endemol hanno un’importanza basilare per i palinsesti della Rai). Anche questa è una questione su cui sarà possibile dare un giudizio solo in seguito.
Il mondo politico, dal quale chiunque, anche il più ottimista addetto ai lavori del Biscione, si aspettava un polemicone politico infinito, si è, invece, mostrato compatto nell’affermare (in fin dei conti…) la genuinità dell’operazione finanziaria e nel dichiararsi certo che la Rai manterrà l’attuale autonomia (vale a dire l’attuale dipendenza dai partiti e non da un’altra televisione). Da Prodi (“l’operazione non mette in dubbio l’autonomia della Rai”) al ministro Bersani (“un successo italiano, sinceri complimenti a Mediaset”), nessuno batte ciglio sull’argomento, persino Gentiloni (etichettato, nei mesi scorsi, come ministro anti Mediaset, per via del suo decreto legge che limita la raccolta pubblicitaria del Biscione) si mostra favorevole all’acquisizione (“è un successo e una spinta verso la diversificazione del settore, che noi dobbiamo incoraggiare”).
Tralasciando, ora, qualsiasi altro commento riguardo l’opportunità dell’operazione appena conclusa (sarà il tempo a dirlo), per finire, ci soffermiamo su una considerazione: Endemol è una società che opera a livello mondiale, ha una quotazione borsistica altissima, produce contenuti per 25 Paesi, fattura 1,12 miliardi di euro ed ha una capitalizzazione da 3 miliardi di euro. Rappresenta, perciò, un successo indiscusso a livello planetario, nell’epoca dei format, nell’epoca del trionfo della tv generalista. Già, in effetti, il boom di Endemol è andato di pari passo con il crescente impulso dato alla società da parte della tv generalista, da parte del modello della tv commerciale. Ma ora che questo modello inizia ad avere i primi acciacchi, i primi segnali di un lento declino, i primi insuccessi clamorosi (vedi, in Italia, i casi di “Un, due, tre…stalla”, “Colpo di genio”, “Wild West”, la sempre minor presa di cui gode il “Grande fratello” sul pubblico ed altri casi ancora), la scommessa “creativa” di Confalonieri (foto) e compagni sarà molto stimolante e tutt’altro che vinta in partenza. Occorrerà apportare modifiche, seguire i nuovi trend, non adagiarsi sugli ottimi risultati degli anni passati. Solo così l’operazione potrà ottenere i successi che da Cologno Monzese si attendono. E non essere etichettata come semplice dispettuccio agli eterni rivali di viale Mazzini. (Giuseppe Colucci per NL)