Il sistema Paese, insomma, sta reagendo alla crisi. E’ quanto emerge dal Rapporto 2009 di Unioncamere presentato il 7 maggio scorso in occasione della 7° Giornata dell’economia. Grazie ad asset riconosciuti quali l’innovazione di prodotto, il design, l’affidabilità, la flessibilità e la personalizzazione produttiva, le imprese italiane, per gran parte del 2008, nonostante il sensibile rallentamento dei consumi interni, sono riuscite ad affermare il loro potenziale competitivo sui mercati internazionali. Una delle conseguenze di questi processi di riposizionamento competitivo è la nuova fase di riorganizzazione che vede oggi impegnati, in primo luogo, i nostri distretti industriali e le filiere territoriali della subfornitura e dei servizi. La conferma di questa valutazione di tenuta viene dalle previsioni occupazionali delle imprese, che questo Rapporto analizza in maniera approfondita dando voce alle interviste di oltre 57 mila imprenditori italiani: la flessione c’è (-2%), ma non assume per fortuna dimensioni catastrofiche. Tra febbraio e marzo 2009 il Centro Studi di Unioncamere ha condotto un’indagine su un campione rappresentativo di piccole e medie società industriali: oltre 57 mila le imprese intervistate. Le informazioni raccolte nell’ambito dell’indagine riguardano, prima di tutto, la necessità di contenere i prezzi di vendita. Nei mesi passati, le Camere di commercio non hanno registrato incrementi fuori della norma nei tassi di cessazione delle imprese o nelle dichiarazioni di apertura di fallimento. Le condizioni e i tempi della ripresa – sono le conclusioni cui giunge il Rapporto – dipenderanno, in larga misura, dagli avvenimenti internazionali. Ma conterà anche la capacità che, ai diversi livelli di responsabilità pubblici e privati, il Paese saprà dimostrare nel rafforzamento della coesione sociale e nell’innalzamento dei livelli competitivi, delle produzioni come delle infrastrutture e dei servizi pubblici.