Lo si legge nel sesto rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione promosso da H3g, Mediaset, Mondadori, Ordine dei giornalisti, Rai e Telecom Italia. Quest’anno il rapporto, dal titolo “Le diete medianiche degli italiani nello scenario europeo”, è stato finalizzato alla comparazione dell’uso dei media in Italia con altri paesi europei, e in particolare Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna: per la prima volta è possibile comparare la consistenza e la tipologia dei diversi consumatori di media nei paesi in questione. La tv è sempre la più amata dagli italiani ma la parte del leone, com’era prevedibile, la fanno i cellulari: in Italia l’uso del cellulare compete in termini di diffusione (79% della popolazione sopra i 14 anni) con il mezzo televisivo mentre negli altri paesi studiati il cellulare scende sempre al quinto posto (con percentuali sotto il 70%), tranne che in Spagna dove è al secondo posto (78%) ma solo con un lieve vantaggio rispetto alla radio (73%) e ai quotidiani (68%). Nei principali paesi europei sono quattro o cinque i media a diffusione di massa: l’Italia appare teledipendente, non tanto per l’estensione del pubblico televisivo, quanto per le limitazioni riscontrate nel pubblico degli altri media. In Gran Bretagna, ad esempio, il pubblico della tv tradizionale è superiore a quello italiano (95% contro 94%), però la radio è all’80% (in Italia è al 63%), i quotidiani al 78% (da noi al 59%), i libri al 75% (noi siamo al 55%) e internet al 61% (contro il 38% italiano).
È la Francia il paese ad avere un profilo più simile al nostro. In Italia non decolla la tv digitale e solo tre italiani su sette la utilizzano. Il pubblico dei lettori di libri è molto ampio in tutta Europa. In Gran Bretagna e Germania coinvolge circa i tre quarti della popolazione, in Francia e Spagna intorno ai due terzi, mentre in Italia siamo riusciti a superare la soglia della metà della popolazione che ha letto almeno un libro nell’ultimo anno. Infine, mentre in tutta Europa internet è un vero mass media, è già da apprezzare che il numero degli utenti italiani abbia raggiunto il 38% della popolazione. Insomma il nostro paese, nonostante la crescita di alcuni settori, rimane comunque fanalino di coda in un classifica dominata in modo netto dalla Gran Bretagna, seguita dalla Germania, e in cui la penisola e la Francia sono state superate dalla Spagna. Siamo nell’ultima posizione per la radio, i quotidiani, i libri e internet.
L’Italia corre, ma gli altri sono già molto lontani, si legge nel rapporto: anche se negli ultimi anni abbiamo conosciuto un notevole incremento della capacità di accostarsi a un maggior numero di media per assolvere ai nostri bisogni informativi e comunicativi, questo sforzo non ci ha ancora collocato su di un piano analogo a quello dei grandi paesi europei. “L’Italia non esce brillantemente dal confronto”, ha detto Emilio Rossi, presidente del Comitato Tv e minori “non perché sia ferma ma perché per recuperare avrebbe bisogno di una velocità di aggiornamento che ancora non ha raggiunto”. Il Segretario generale del Censis Giuseppe De Rita ha invece sottolineato “I dati dimostrano l’ansia di informazione e di approfondimento, ma è necessario uscire dalla crisi di comunicazione, che è crisi culturale dell’occidente, e che è legata alla mancanza di contenuti. Siamo all’offerta di puro tipo virtuale e c’è una coazione a fare offerta in assenza di domanda. Non si può procedere in questa direzione che aggrava solo la crisi”. (T.L. per NL)