3,8 miliardi da spendere entro il 2026 per portare l’IP nelle aree disagiate e sconfiggere il digital divide

digital divide

3,8 miliardi per sconfiggere il digital divide. La Commissione Ue ha approvato l’erogazione di 3,8 miliardi di euro che il PNRR italiano ha messo a disposizione per lo sviluppo entro il 2026 di reti ad alte prestazioni in zone in cui non esistono attualmente né sono previste reti in grado di fornire una velocità di download di almeno 300 Mbps. Una montagna di soldi. Quali i riflessi per il sistema radio-tv?“L’iniziativa sosterrà lo sviluppo di reti ad alte prestazioni in zone poco servite in Italia, consentendo ai consumatori e alle imprese di accedere a servizi Internet di alta qualità. Contribuendo alla crescita economica del Paese e garantendo che la concorrenza non sia falsata”, ha spiegato la vicepresidente Ue, Margrethe Vestager.

Transizione digitale

La misura rientra in una strategia globale che l’Italia ha messo in atto per rispondere alle esigenze dei cittadini e delle imprese nel contesto della digitalizzazione del paese, e contribuirà inoltre a conseguire gli obiettivi strategici dell’Ue relativi alla transizione digitale”, ha sottolineato la Commissione.

Reti fisse e mobili ad alte prestazioni

“A seguito della valutazione positiva del Pnrr italiano da parte della Commissione e della sua adozione da parte del Consiglio Ue, il regime sarà interamente finanziato dal Fondo Rrf. Il Pnrr italiano comprende importanti progetti di investimento nel settore delle comunicazioni elettroniche, tra cui la diffusione di reti fisse e mobili ad alte prestazioni. Il regime approvato oggi riguarda in particolare le reti fisse”, hanno evidenziato dall’Antitrust UE.

Entro il 2026

Il regime resterà in vigore fino al 30 giugno 2026 e il sostegno previsto assumerà la forma di sovvenzioni dirette.
L’esistenza di una esigenza di mercato è stata valutata attraverso la mappatura delle infrastrutture attualmente disponibili, di quelle previste e tramite una consultazione pubblica, che ha evidenziato le conseguenze del digital divide.

Supporto per gli operatori

Inoltre, l’Esecutivo Ue ha osservato che “la misura ha anche un effetto di incentivazione, in quanto facilita la diffusione e il funzionamento di reti fisse ad alte prestazioni in zone in cui gli operatori privati non sono disposti a investire a causa dei costi di installazione elevati, che non sono controbilanciati da un livello adeguato di entrate previste”.

Insieme a smart tv e auto interconnesse

Ciò premesso, dicevamo in apertura: quali saranno gli effetti sul sistema radiotelevisivo di queste iniziative anti digital divide?
Facile prevederlo: ovviamente una spinta, indiretta e fortissima, verso lo streaming audio e video, lineare e on demand. Che, parallelamente alla diffusione di smart tv (spinta dal refarming della banda 700 MHz a sua volta indirizzata al 5G) e delle auto interconnesse, con ogni probabilità, incentiverà la progressione della marginalizzazione della distribuzione di contenuti via etere per radio e tv già in atto.

Provviste e sprovviste

Con broadcaster che, dovendo investire in proprio per lo sviluppo delle proprie reti terrestri, non hanno nemmeno lontanamente la possibilità di competere con competitor dotati, oltre a risorse autonome, anche di una provvista statale di 3,8 miliardi.

foto antenne di Floriano Fornasiero

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