Nel 2022 il mondo finirà. Magari non nella sua interezza, ma nella sua componente televisiva italiana, almeno per come la conosciamo, quello sì. Vediamo perché.
Tanto per cominciare gli operatori di rete terrestri passeranno dagli oltre 500 attuali a non più 50; la tecnologia migrerà dal T1 al T2; i fornitori di servizi di media audiovisivi si ridurranno da quasi 4000 a non più di 1000; per accedere alla capacità trasmissiva dovranno inevitabilmente essere stilate delle graduatorie che, presumibilmente, importeranno revisioni delle attribuzioni LCN.
Tutto ciò in un momento in cui il parco ricevitori tv sarà 100% smart, il 5G sarà a regime e i colossi della pay per view Netflix ed Amazon si saranno consolidati.
Che i Maya abbiano sbagliato a contestualizzare la fine del mondo e a calendarizzarla di 10 anni?