Tra poco più di due mesi il refarming della banda 700 MHz si concluderà, almeno sul piano formale. Su quello sostanziale, con contenziosi tra operatori di rete e fornitori di servizi di media audiovisivi destinati in molti casi a finire nelle aule giudiziarie come quelli con Mise ed Agcom, la strada, invece, sarà ancora lunga. E impervia.
Tuttavia, vogliamo qui concentrarci su un altro riflesso del refarming: quello della Radio. A seguito della dismissione di gran parte delle frequenze VHF (ma non tutte) e della definizione del coordinamento radioelettrico internazionale, Agcom potrà finalmente approvare l’atteso Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze per la radio digitale, che consentirà al Mise di mettere a bando i diritti d’uso ai consorzi che ospiteranno le emittenti aderenti.
Le vicende della Radio nel solco di quelle della Tv
Quella per l’attribuzione dei diritti d’uso sarà una procedura simile al refarming televisivo, con la sequenza che abbiamo imparato a conoscere molto bene in questi ultimi cinque anni.
Le disposizioni del TUSMAR sull’uso efficiente e pluralistico della risorsa radioelettrica, con uniforme copertura e razionale distribuzione
Ricordiamo infatti che l’art. 50 c. 5 del D. Lgs. 208/2021 (cd. nuovo TUSMAR) dispone che “L’Autorità adotta e aggiorna i piani nazionali di assegnazione delle frequenze per il servizio di radiodiffusione terrestre considerando le codifiche o standard piu’ avanzati per consentire un uso piu’ efficiente dello spettro nonché garantendo su tutto il territorio nazionale un uso efficiente e pluralistico della risorsa radioelettrica, una uniforme copertura, una razionale distribuzione delle risorse fra soggetti operanti in ambito nazionale e locale, in conformità con i principi di cui all’articolo 11. Per la pianificazione delle frequenze in ambito locale è adottato il criterio delle aree tecniche” (già impiegato per il DTT).
Coordinamento della Radio
Con la precisazione, dettata dal c. 6 del citato art. 50 del D. Lgs. 208/2021, secondo cui “Al fine di escludere interferenze nei confronti di Paesi radioelettricamente confinanti, in ciascuna area di coordinamento definita dagli accordi internazionali sottoscritti dal Ministero e dalle autorità degli Stati radioelettricamente confinanti, sono oggetto di pianificazione esclusivamente le frequenze attribuite all’Italia dagli accordi stessi.
Frequenze off limits ed aree tecniche
Le frequenze non attribuite internazionalmente all’Italia nelle aree di coordinamento definite dagli accordi internazionali di cui al presente comma, non possono essere pianificate dall’Autorità né assegnate dal Ministero. Nella predisposizione dei piani di assegnazione di cui al comma 5 l’Autorità adotta il criterio di utilizzazione efficiente e razionale dello spettro radioelettrico, suddividendo le risorse in relazione alla tipologia del servizio e prevedendo di norma reti isofrequenziali per macroaree di diffusione”.
Scelte
Il 2023 sarà quindi un anno particolarmente impegnativo per la radio sul piano tecnico-amministrativo, con l’imposizione di scelte, anche dolorose, di carattere economico-strutturale (la multipiattaforma è un processo tanto necessario quanto costoso).
L’ostacolo…
Ma all’orizzonte si profila, come ampiamente noto ai nostri lettori, un altro complicato ostacolo.
Abbiamo detto che il PNAF per la radio digitale consegue alla definizione di due fattori preliminari: il refarming della banda 700 MHz e gli accordi di generale coordinamento radioelettrico internazionale. Quest’ultimo, a sua volta, è subordinato alla risoluzione delle annose problematiche interferenziali internazionali in FM, in particolare sulla costa adriatica.
… dietro il comma
Problema marginale? Mica tanto, tanto più che, a mente dell’art. 50 c. 10 del D. Lgs. 208/2021, Agcom “adotta il piano nazionale di assegnazione delle frequenze radiofoniche in tecnica analogica, tenendo conto del grado di sviluppo della radiodiffusione sonora in tecnica digitale”.
Gli interventi di rimozione delle interferenze FM agli stati esteri
E soprattutto: “Nelle more di una effettiva diffusione della radiodiffusione sonora in tecnica digitale e dello sviluppo del relativo mercato, il Ministero, in coordinamento con l’Autorità, può procedere ad attività di ricognizione e progressiva razionalizzazione dell’uso delle risorse frequenziali in tecnica analogica in particolare al fine di eliminare o minimizzare situazioni interferenziali con i paesi radio-elettricamente confinanti, ed incoraggiare l’efficiente uso e gestione delle radiofrequenze, tutelando gli investimenti e promuovendo l’innovazione”.
Chi va Piano non va lontano
In due parole: Piano FM subito dopo quello DAB+. E quindi, anche in questo caso, pianificazione delle frequenze (ridotte almeno del 25% – ma qualcuno si spinge a ipotizzare anche il 40% – rispetto alle attuali), bandi, graduatorie e quindi ammessi ed esclusi.