Se l’Italia facesse registrare una crescita del 5,8% probabilmente, visti i tempi che corrono, il suo Presidente del Consiglio sarebbe fatto santo subito. Con buona pace della politica italiana, purtroppo o per fortuna, questi dati non si riferiscono al nostro PIL ma agli investimenti in pubblicità nei primi due mesi del 2008. Rispetto allo stesso periodo del 2007 i dati Nielsen media research registrano una crescita generalizzata degli investimenti che fa ben sperare gli operatori del settore: il 2008 sarà probabilmente un anno da ricordare. Le grandi marche sembrano aver riaperto i cordoni della borsa e di questa generosità beneficiano un po’ tutti: televisione, stampa, radio, internet e affissioni.
Analizzando in dati con un po’ più di attenzione si scopre chi, alla luce di questi risultati, può davvero brindare. Sono le radio (+13,7%) e internet (+34,5%) a far registrare i gli incrementi più significativi. Cosa accomuna il più tradizionale e popolare (nel senso più vero del termine) dei media e il calderone magico in cui nascono e prosperano le stelle della new economy? Forse la capacità di raggiungere utenti/consumatori specifici, proprio durante quei momenti in cui ricercano attivamente informazioni o momenti di svago. Niente a che vedere quindi con il carattere generalista della televisione e delle affissioni, in cui lo spettatore è relegato necessariamente al ruolo di ricevente passivo di un messaggio pubblicitario che il più delle volte si cerca di scansare.
L’unica nota negativa nella pagella bimestrale redatta dalla Nielsen spetta alla stampa. Nonostante il comparto nel suo complesso faccia segnare un discreto + 3,6%, desta particolare preoccupazione la flessione dell’1,7% fatta segnare dalla commerciale nazionale, segmento che probabilmente soffre più direttamente della concorrenza di internet, dove il costo per contatto è relativamente minore. Non bisogna confondere però una tendenza con le cifre assolute: gli investimenti verso la stampa sono sempre 10 volte più grandi di quelli che si dirigono sui nuovi media. Come dire.. innovare sì, ma con lentezza. (Davide Agazzi per NL)