1924/2014: buon compleanno RadioRai

Oggi, lunedì 6 ottobre, Radio Rai compie novant’anni. RadioDue e RadioTre celebreranno la ricorrenza: per le 18 su RadioDue è prevista una diretta di ‘Caterpillar’ dal Piccolo Teatro Grassi di Milano; dalle 19.30, invece, festa in diretta dalla storica sala A di via Asiago 10 a Roma.

Era il 1924 quando l’usignolo meccanico della radio incominciò ad annunciare con un trillo prolungato l’inizio dei programmi dell’Uri – Unione Radiofonica Italiana (che dal 1944 divenne Rai) dalla sua prima stazione trasmittente con 1,5 kWh di potenza di San Filippo in Roma. Alle ore 21:00, Ines Viviana Donarelli (e non Maria Luisa Boncompagni come la storia ha erreoneamente tramandato), dallo studio romano di palazzo Corradi, con le pareti e il soffitto coperti di pesanti tende per attutire i rumori ubicato in via Cristina nelle vicinanze di Piazza del Popolo, davanti ad un enorme microfono, detto a "catafalco", iniziò a leggere il primo regolare annuncio della neonata radio: "URI (Unione Radiofonica Italiana). 1-RO: stazione di Roma. Lunghezza d’onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio audizioni circolari, il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, che vi sta parlando, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguirà Haydn dal quartetto "Opera 7", I e II tempo". A seguire l’esecuzione di un quartetto d’archi: Opera 7 di Franz Joseph Haydn. Fu poi trasmessa della musica scelta e, infine, la prima trasmissione si concluse con il bollettino meteoreologico, la borsa e le notizie lette dalla stessa Ines Donarelli, moglie del direttore artistico della società, componente del quartetto d’archi, annunciatrice improvvisata. Il tutto durò soltanto un’ora e mezza. Alle 22.30 le trasmissioni vennero sospese per "far riposare le esauste valvole" con la prima canzone trasmessa dalla radio italiana: “Vivere”, che chiuse le trasmissioni. Quel giorno gli apparecchi radio, un mobile di legno lucido con un ricevitore a cristalli di galena collegato a due cuffie grandi come quelle dei telegrafisti il cui ascolto era limitato a due persone, erano poco più di 30.000. (R.R. per NL)
 

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