“Quattro anni fa Zouhair Yahyaoui, creatore del sito web Tunezine [fr], ci abbandonava nel fiore degli anni a causa di un attacco cardiaco. Fu imprigionato nella primavera del 2002 e pagò a caro prezzo il suo impegno nella lotta per la libertà, che portava avanti usando le moderne tecnologie offerte da “Internet” diventando un simbolo per l’attivismo sul web. È stato, e continua a essere, un modello per gli attivisti e i difensori della democrazia. Fece lo sciopero della fame diverse volte per chiedere migliori condizioni detentive, ma l’Autorità Carceraria non ne prese in considerazione le richieste. Le sue condizioni detentive ne influenzarono la salute, che andò deteriorandosi”.
Con queste parole il Network of Tunisian Bloggers for Free Blogging ha ricordato, nei giorni scorsi, Zouhair Yahyaoui, il primo blogger dissidente, arrestato in Tunisia nel 2000, a causa della sua attività di blogger. Yahyaoui moriva il 13 marzo del 2005, in seguito ad un attacco cardiaco, dopo che le sue condizioni di salute erano andate peggiorando dopo il suo rilascio, avvenuto nel novembre 2003, dopo diciotto mesi di carcere e, si dice, ripetute torture. Ricostruiamo la vicenda.
A quei tempi, a cavallo con l’inizio del nuovo secolo, il secolo informatico, il blogging era un’attività già presente sul panorama del web, non certo però capillarmente come accade oggi. I blog c’erano, le informazioni giravano, però bisognava essere almeno un po’ pratici d’informatica per crearne uno. E bisognava avere un occhio rivolto al futuro dell’informazione per utilizzarli come organi di diffusione del sapere. Era il 2000 ed allora Zouhair Yahyaoui aveva trentatré anni. Laureato in economia e giornalista online a tempo pieno, scriveva sotto lo pseudonimo di Ettounsi, “il Tunisino” e nel suo Paese, nel mondo del blogging, era una celebrità. Il 2 giugno di quell’anno, sul sito web satirico Tunezine, scrisse un articolo (satirico, appunto) in cui invitava i cyber visitatori a votare un sondaggio fittizio su come essi intendessero la Tunisia: “una Repubblica, una Monarchia, uno zoo o una prigione”. Non ebbe nemmeno il tempo per comprendere la gravità del suo gesto, in un paese come la Tunisia, che alcuni agenti in borghese lo prelevarono dall’internet cafè dal quale scriveva e lo posero in arresto, senza uno straccio di mandato d’arresto. Qui inizia il suo iter tragico verso la morte, avvenuta, appunto, il 13 marzo di quattro anni fa, a soli trentasei anni. Yahyaoui viene messo in carcere, c’è chi sostiene che abbia raccontato d’essere stato più volte torturato. Inizia uno sciopero della fame per dare rilievo alla sua posizione di vittima di un sistema repressivo e lesivo della libertà d’espressione com’era quello della Tunisia. Rilasciato nel novembre 2003, le sue condizioni di salute restano molto precarie tant’è che non ce la fa e nel marzo 2005 viene colpito da attacco cardiaco. Purtroppo, da allora, la situazione in Tunisia non è andata certo migliorando, anzi. Piacerebbe poter dire che Zouhair Yahyaoui sia morto per un ideale e che quest’ideale abbia portato un cambiamento. In Tunisia ci sperano ancora. (G.M. per NL)