“Il Papa ha detto che non crede nell’evoluzionismo. Sono d’accordo, infatti la Chiesa non si è mai evoluta. Non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali di Welby. Invece non è stato così per Pinochet, a Franco e per uno della banda della Magliana. È giusto così”. Queste, per dovere di cronaca, le affermazioni di Andrea Rivera (foto) che tanto hanno fatto indignare il Vaticano, il mondo politico e persino i sindacati. Affermazioni, certo, dure, dirette, senza timore di finire su quella gogna perbenista sulla quale poi, effettivamente, è finito. Andrea Rivera, cantante solitario, dedito alle serenate sul lungotevere, inviato per la trasmissione “Parla con me” di Serena Dandini e, ieri, co-conduttore del concertone del 1° Maggio (insieme a Claudia Gerini e Paolo Rossi), non ha certo risparmiato i toni polemici e la vena provocatrice nella sua invettiva rivolta ai piani alti del Vaticano (ne ha rivolta, poi, una anche alla spettacolarizzazione del delitto di Cogne). Le sue frasi accusatorie, pronunciate in occasione di un evento planetario, davanti a quasi un milione di persone, per giunta in diretta tv, hanno scatenato il solito balletto d’accuse, indignazioni, frasi di circostanza per salvare il salvabile. Da par loro, i politici si sono subito dissociati in coro da quanto affermato da Rivera, così come hanno fatto i vertici sindacali di CIGL CISL e UIL, organizzatori della manifestazione. “Cannato”, “ubriacone”, sono due dei tanti “simpatici” epiteti con i quali il presentatore, semplice esempio di libertà d’espressione in un Paese dove è sempre meglio lasciar intendere che dire esplicitamente, è stato etichettato, con una forma di ghettizzazione nei confronti della sua posizione (peraltro condivisa da gran parte dei giovani presenti, come ha testimoniato l’ovazione che ha accompagnato le parole di Rivera), che sa molto del classico “dite quello che volete, io me ne tiro fuori”. L’ultima sparata? L’ha fatta l’“Osservatore Romano”, definendo il presunto “vile” attacco al Pontefice da parte di Rivera “un atto di terrorismo”. Questo, francamente, sembra davvero troppo. (Giuseppe Colucci per NL)