Braccio di ferro in corso tra TuneIn ed alcuni big player radiofonici. Come noto, l’aggregatore statunitense con grandi ambizioni (punta a diventare il Google delle radio, non foss’altro perché il motore di ricerca è tra i partner finanziari) offre un bouquet di libero accesso, costantemente aggiornato per la fruizione attraverso i sistemi operativi eterogenei delle smart tv e degli smartphone in primis.
In cambio non chiede nulla agli editori (canoni, fee d’ingresso, ecc.), ma gestisce in esclusiva la pubblicità visiva ed in autonomia alcuni parametri di catalogazione (secondo il consolidato modello Google, per l’appunto).
La cosa non va tuttavia a genio ad alcuni big player radiofonici europei, che hanno minacciato di abbandonare la piattaforma se addirittura non lo hanno già fatto. Emblematico il caso della Radio-Télévision Belge de la Communauté Française (RTBF), l’azienda pubblica nazionale radiotelevisiva della regione meridionale francofona del Belgio, che si affianca all’altra emittente belga di lingua fiamminga, la Vlaamse Radio-en Televisieomroep (VRT), operante nella zona settentrionale del paese e alla stazione di lingua tedesca BRF.
RTBF gestisce 3 canali televisivi (La Une, La Deux e La Trois) e sei stazioni radiofoniche (La Première, RTBF International, VivaCité, Musiq3, Classic 21 e PureFM).
RTBF è entrata in conflitto con TuneIn dopo che l’aggregatore ha iniziato a commercializzare in forma massiccia pubblicità visiva sui flussi streaming delle sue radio attraverso una concessionaria con sede in Belgio. Francis Goffin, direttore di RTBF, ha dichiarato: “Li abbiamo invitati a non commercializzare i nostri flussi senza il nostro preventivo assenso e per risposta hanno rimosso le nostre stazioni dalla piattaforma alla fine dello scorso anno e ci hanno suggerito di pagarli se vogliamo essere veicolati senza pubblicità”.
Il peso di TuneIn sull’ascolto streaming di RTBF è nell’ordine del 10% del traffico e quindi estremamente rilevante.
Problemi simili anche per la citata VRT, che, tra le altre, edita Ketnet, una stazione web (e tv) per bambini: in Belgio la pubblicità ai minori è vietata, ma TuneIn la vende prima del flusso del canale.
“Dopo tre settimane di negoziati siamo stati in grado di concludere un accordo accettabile per ripristinare i nostri flussi“, ha riferito Els Van de Sijpe, station manager di VRT, precisando di aver “ricevuto molte denunce da parte degli utenti, specialmente quelli di sistemi hardware come Sonos. È un problema serio, perché TuneIn non è l’unica piattaforma di aggregazione: ci sono anche aziende come la Radioline, Phonostar, ecc. E tutti stanno cercando di sfruttare tale modello di business”.
“La nostra strategia – ha continuato Francis Goffin di RTBF – è quella di spingere lo sviluppo di Radioplayer versione belga e di competere con gli aggregatori internazionali”.
Strategia comune ad altri paesi europei, posto che anche in Italia Radio Player (che pure è un sistema per la radiofonia ibrida con focus sull’automotive) si prepara allo sbarco, ancorchè con un ritardo, rispetto agli annunci informali dello scorso anno, che rischia di pagare caro, considerato che a breve verrà ufficializzato il primo grande aggregatore tricolore. (M.L. per NL)